lunedì 2 marzo 2015

ATTENZIONE

Amici, ATTENZIONE.
Questo blog tra poco non esisterà più. Ho cambiato dominio, le Confessioni le trovate all'indirizzo www.confessionidiunamente.com

Vi aspetto!
MaryG.

martedì 24 febbraio 2015

A.A.A. Cercasi Appuntamento Decente

La si riconosce subito una donna che sta andando ad un primo appuntamento.
La riconosci dal modo in cui si studia allo specchio, come a scegliere il profilo migliore.
La riconosci dalla tenacia con cui fissa l'armadio sperando che lui per una volta sia dalla sua parte e le sputi fuori l'outfit da favola, e non solo lo smanicato H&M da 19.90 euro.
La riconosci dalla pazienza con cui si mette il rossetto, non come prima dell'ufficio che fottecazzo se è un po' dentro un po' fuori, un po' di lato e sfugge, sto benedetto rossetto, come se fosse inseguito da un branco di lupi.
La vedi per strada, una donna che sta andando ad un appuntamento.
La vedi da come cammina e sorride. Saltella, più che cammina. E sorride sempre.
È uno spettacolo una donna quando arriva ad un appuntamento.
I primi cinque secondi sono di smarrimento. Cerca il suo accompagnatore terrorizzata dall'idea di essere arrivata per prima, perché non sta bene, la mamma gliel'ha detto tante volte che occorre farsi attendere, desiderare. 
Sono tutte uguali le donne che stanno per affrontare un appuntamento.
Sono piene di speranze, si proiettano film mentali che neanche alla notte degli Oscar. Partono dubbi amletici alla portata di Chissà che sia quello giusto. Che sa molto di preghiera.
Sono bellissime le donne agli appuntamenti.


E quando i suddetti appuntamenti fanno cagare?
Perché io, di primi appuntamenti ne ho avuti a decine. Di secondi, una manciata. Di terzi, pochi. E poi, o ci si fidanzava o ci si mandava a quel paese.
Per le mie amiche è uguale.
Mi sono fatta raccontare quali siano stati gli incontri più disastrosi della storia. Ne ho scelti tre.
Sappiate donne, che vi stimo per non aver premeditato un omicidio appena tornate a casa.

E. 23 anni. Primo appuntamento. Lei, che è una stagista, esce di casa con 15 euro.
Ne usa 5 per fare benzina.
Arriva al cinema e il suo nuovo LUI, quarantenne (40ENNE!) compra i biglietti. Lei, essendo una ragazza educata, tira fuori i 10 euro rimasti e glieli porge.
Lui li prende. E manco le dà i 4 euro di resto.
E. ha avuto i crampi da fame per tutta la durata del film, non potendo permettersi neanche una confezione mini di M&M's.
Oltre che tirchio, ladro.

M. 27 anni. Secondo appuntamento. Lui (coetaneo) appena la vede, le fa sapere che ha appena finito di sbronzarsi con gli amici. Lei è perplessa ma fa finta di niente.
Prendono la macchina di M. per andare a cena.
Dopo appena 200 metri lui le vomita ovunque. A getto proprio. Parabrezza, finestrino passeggero, porta oggetti.
Lei accosta. Muta.
Lui la guarda e ridendo le dice: Minchia, fattela una risata che sei donna e sarai abituata a pulire. 
M. scende, gli apre la portiera, e lo molla là.
Per quello che ne so, il gentleman è ancora agonizzante sul marciapiede.
Alcolizzato e maleducato.

G. 34 anni. Primo appuntamento con collega coetaneo. Lui, che ci ha impiegato 3 mesi per convincerla ad accettare l'uscita, le dice che andranno a bere un aperitivo in un locale appena inaugurato.
Quando entrano lo sfrontato uomo attacca al muro la povera G., rifilandole un limone che manco in Nymphomaniac, della durata di circa 6 minuti e mezzo. Prima che lei possa iniziare a pensare alla figata di aver finalmente trovato uno che non perda tempo e che non si faccia problemi a stuprarle il labbro in pubblico, lui la informa che tre teste più in là, c'è quella della sua ex fidanzata, nonché grande amore della sua vita.
Scusandosi flebilmente, rende partecipe la mia amica, che l'appuntamento (e il bacio che avrebbe fatto bagnare anche la Sirenetta) erano un pretesto per far ingelosire la vecchia fiamma.
Spero che G. gli abbia cavato gli occhi.
Merdoso. Merdoso punto.

Questo per dirvi che una delle mie più care amiche stasera avrà un primo appuntamento con uno molto molto carino a cui fa il filo da un paio di mesi.
Lei è tutta eccitata.
Io sono molto preoccupata.




mercoledì 18 febbraio 2015

Lettera all'uomo sbagliato

Caro uomo sbagliato,
ti scrivo da Padova, una piccola città del nord est che avrei voluto lasciare se tu fossi venuto a prendermi.

So che come incipit non è esattamente quello giusto, insomma, cheppalle, un'altra donna che aspetta un uomo per dare senso alla propria vita.
E invece no.
Ti scrivo solo per farti sapere cosa ti sei perso.

Ti ho aspettato verso i sedici anni, un'età in cui avresti proprio dovuto vedermi.
Innanzitutto perché ero più magra e poi perché ero molto tenera. Me ne andavo in giro con convinzioni che sapevano di pietre miliari sulle spalle. Avevo una mia opinione su tutto, ma in particolare sull'amore. Che esprimevo con dolcezza, non con saccenza. Ti ho aspettato a quell'età perché a quell'età ognuno di noi ha il dovere di imparare l'educazione affettiva e il diritto di perdersi dietro ad albe che sorprendano gli innamorati abbracciati.
Io ho solo imparato a dire di no agli sconosciuti che mi offrivano caramelle e a vedere la casella del Vuoi metterti con me? sbarrata sul No.
Insomma. Ha fatto male. Avresti potuto esserci e salvarmi.



A vent'anni ho imparato a dire io di no. Quindi se vogliamo, hai fatto bene a starmi lontano.
Ero in una fase in cui era molto chiaro che avrei dovuto salvarmi da sola, con tutte gli aggettivi del 
caso, come Indipendente, Cazzuta, Forte, Disinibita, Divertente. 
Non te lo dirò mai quante volte, nel bilocale sui Navigli che dividevo con le amiche, ho pianto da sola, con i ricci affogati nel cuscino e una mano sulla bocca. Non te lo dirò, perché è giusto che non ti dia questa soddisfazione. Avresti potuto esserci e tenermi stretta, in quel mare di lacrime e promesse non mantenute.
Ma come dicevo, hai fatto bene a starmi lontano. Dovevo sperimentare, toccare, crescere, capire come rapportarmi con tutti quei bugiardi, artisti, scrocconi, merdosi che ho conosciuto.
(Anzi ne approfitto per scusarmi con te, Alessandro, ti ho trattato da schifo solo perché eri più carino degli altri. Cerca di capire, ero disorientata.)
Volevo solo lettere d'amore alle quali non credere.

A venticinque anni ti aspettavo sul serio.
Avevo imparato molte lezioni utili, come il Non andare a letto la prima sera con uno che ti piace, troppo trucco non va bene, le gonne corte solo se hai i leggins, insomma molte cosa che mi avrebbero resa più attraente ai tuoi occhi.
Ero Determinata e Goliardica. Ironica e Lunatica. Ottimista e Instancabile.
Mascheravo insicurezze e smascheravo bugie.
Nascondevo intenzioni e mostravo pezzi di pelle.
Più stronza, mi avresti trovata. Ma se fossi arrivato prima, stronza probabilmente non lo sarei stata. Quindi è solo colpa tua.
Ti cercavo un po' ovunque. Nelle discoteche, alle feste, su internet, nelle mani di sconosciuti.
Avevo fretta di trovarti. Non di sistemarmi. Semplicemente di smettere di cercare. Perché la caccia al tesoro è bella finché non inizia a piovere. E ormai l'acqua era entrata dalla cucina.
Comunque tu continuavi a nasconderti.
Io allora ho preso un cane, ho fatto le valigie e ho viaggiato.
Mi sono persa tanto, a venticinque anni. Vedevo nell'ennesimo "Non innamorarti di me" la cosa più erotica del mondo, l'invito a tuffarmi in quel NON, perché sembrava un invito per donne coraggiose, e il coraggio non mi è mai mancato. Mi mancavano i Resterò. Con i NON ci facevo amicizia.



I miei spigoli si sono accentuati, le mie sfumature si sono moltiplicate, ho affrontato la vita con la solita leggerezza curiosa di chi ha aspettato tanto.

Solo per dirti che non servi più.
Che ormai mi arrangio. Che vivo con me stessa in armonia. Che te ne puoi anche andare affanculo.
Ah. Un'altra cosa.
Ti sei perso tanto, peggio per te. Perché mentre cercavo te, come una cercatrice di tesori antichi, è arrivato qualcuno che ha preso il tuo posto.
L'uomo giusto, forse.

Non mi interessi più. Rimani nascosto.




lunedì 16 febbraio 2015

50 Sfumature di presa per il culo

Se non ho dormito per tutta la durata del film, sappiate che l'ho fatto per voi.
Perché poteste evitarvi 8 euri di biglietto del cinema e spenderli per una messa in piega dai cinesi. 
Il film dell'anno, tratto del libro che ha fatto bagnare metà popolazione femminile è nelle sale. 
Per le temeraria che hanno avuto il corteggio di guardare negli occhi le amiche e dire: No, quella porcheria non l'ho letta, con conseguenti sguardi compassionevoli che si riservano alle gattare che non vedono pisello da due lustri, riassumo così, il capolavoro cartaceo di E.L. James e l'altrettanto capolavoro su pellicola di Sam Taylor-Johnson. 

C'erano una volta una sciacquetta e un demente. 
Lei, Anastasia, con sciapo look anni 90, lui Christian, monoespressivo che manco Scamarcio. 
Potrei finirla qua, nel senso che non c'è molto altro.
Ma andiamo avanti.
La favola moderna comincia con la sciacquetta che intervista il miliardario monoespressivo, (la cui ricchezza non è chiaro se provenga dallo spaccio di eroina, da immobili, o da presentazioni in casa stile La ragazza con la valigia rossa), ricchissimo, giovane e bello. Insomma. Cinque minuti per capire che la trama ha la stessa veridicità di Biancaneve e del tappeto volante di Aladdin messi insieme. 
Lei goffa, inciampa in continuazione, simpatica come un ceppo di Ebola sconosciuto che ti si presenta il giorno di Natale, passa 90 minuti a succhiarsi il labbro. 
Già alla seconda inquadratura qualcuno avrebbe dovuto consigliarle un bravo psicoterapeuta, fatto sta che a lasciare in pace sto labbro, proprio non ci pensa. E succhia, e succhia, e si ferisce, e si strappa le pellicine al limite del rivoltante. Roba che se una di noi replicasse sta scena davanti ad uno sconosciuto, quello si assenterebbe per andare a comprare le sigarette senza tornare mai più.
Invece al monoespressivo questo gesto fa tanto sesso, talmente tanto che imita espressioni facciali come se avesse un cobra nei pantaloni che non riesce a domare.

(Mi dicono goliardicamente che per Basic Instinct fossero indecisi se far accavallare la gambe a Sharon Stone, o procurarle una forchetta per fare a pezzi e mangiarsi il suo labbro inferiore. Fortunatamente lei scelse di smutandarsi).

Il capolavoro di comicità ha la sua apoteosi quando la sciaquetta si dichiara vergine e il monoespressione le confessa che lui Non fa l'amore, scopa duro e che quindi non le rimangono che due possibilità: o farsi battezzare dal dio del sadomaso, o mantenere sano e salvo il suo imene inesperto. 
A tutte le vergini del mondo sarà capitato di farlo per la prima volta con uno che è indeciso se incaprettarti o mandarti affanculo. Ma la sciaquetta, che ha aspettato un casino di anni il grande amore, decide che vada per l'incaprettamento. 
E già qui, la donna media amante del trash, dovrebbe avere un barlume di lucidità per capire che forse, ma dico forse, la stanno prendendo per il culo.
La sciaquetta nel frattempo, vittima della sindrome da crocerossina, decide di legarsi sentimentalmente e non solo metaforicamente al suo aguzzino, che le mostra senza troppi imbarazzi il minibar e la sala delle torture. Non necessariamente in quest'ordine. 
E lei, come ogni vergine maggiorenne che si rispetti, si spoglia senza il minimo imbarazzo e fa uscire il suo lato Moana in 5 secondi netti. Lui la frusta e lei muggisce, lui la appende come un salame e lei nitrisce, lui la penetra e lei orgasma. 
Eccerto. 

Solo a noi povere stronze ci vogliono almeno tre partner per capire effettivamente dove sia il punto G., e almeno 2 anni per riconoscere un pene decente da un pene demotivato. 
Ma la nostra sciaquetta ha donato le sue chiavi del paradiso all'uomo giusto. Che riassumendo è anche ricco, bello e bravo a letto. Ci mancava che le dicesse Posso far avverare tre desideri, e il colossal Disney era belleppronto.
Ma non finisce qui. Eh no. Perché mica avrebbe avuto tutto sto successo se fosse terminato con un E vissero felici, contenti ed escoriati. 

L'autrice infatti ha pensato bene di metterci anche la parte tenera. Che in questo contesto si sposa bene come Sei stata mollata e Buon compleanno nella stessa frase. 
Il monoespressivo emotivamente non disponibile, anafettivo, edonista e narciso, che dopo un mese di romantici Ti lego, Ti scopo, Ti faccio dimenticare di avere una dignità, cambia per lei. 
Cambia per lei. 
CAMBIA PER LEI.
Un mutamento che non avevamo più visto dai tempi della Bella e la Bestia. 
E così lui, l'uomo con più cambiamenti umorali di una donna in pre-mestruo, le giura amore eterno, le fa firmare un contratto post sessuale, continua a frustrarla come un ciuco, ma si vota alla monogamia. Capirete la soddisfazione della sciaquetta.
Che non regge un chupito senza svenire, ma sopporta stoicamente la frusta sulla schiena. 

Quindi. 
Christian Grey non esiste. E se esistesse sarebbe un uomo orribile.
Anastasia Steele non esiste. E se esistesse nella vita farebbe l'attrice porno.
Questa trama non esiste. E se esistesse sarebbe un libretto di quarta categoria tramutato in un filmetto di ottava categoria.
Manco il cinepanettone ha così poche sfumature. 


mercoledì 11 febbraio 2015

Statistiche speranzose per cuori solitari

Ogni anno, a ridosso di San Valentino, accade una cosa alquanto bizzarra.
Ognuno sente la smania di parlare d'amore. Come se non lo facessimo già tutto l'anno con le nostre amiche.
E siccome l'amore è una faccenda che potrebbe essere semplice, ma viene puntualmente gestita in maniera psycodramatic, non si sa mai come affrontare l'argomento.
E allora via, al parere degli esperti che oltre a esprimere preoccupazione per il freddo assolutamente atipico per l'inverno, a dirti che se esci in t-shirt potresti prenderti il raffreddore e che se te magni due chili di stinco di maiale con cotenna, c'è il rischio di disturbi digestivi, partono con le statistiche sui sentimenti.
Eccolalà.
Due cuori e una parentesi graffa. 
Gli scienziati non potendo più vomitare per il 36esimo anno consecutivo, frasi tipo Sei single? Nessuno ti fila? Stai serena. Arriverà una persona giusta anche per te, con quell'anche finale che sa da ultima sopravvissuta del Titanic, si cimentano in statistiche creative.
E poiché ormai di sapere che il 76% delle donne intelligenti sono sole, e che il 19% delle veline hanno una vita sessuale migliore della nostra, ci provoca incazzature magistrali, loro, i sapientoni, inaugurano algoritmi su come smettere di essere Bridget Jones, come se la donna moderna cercasse un compagno con lo stesso spasmodico desiderio di trovare dei collant contenitivi.
L'ultima teoria ce la infligge la professoressa Hannah Fry, docente in matematica all'University College di Londra, che ha sentito lo straziante bisogno di scrivere un libro (The Mathematics of Love), in cui afferma con una certa serietà, che l'uomo della nostra vita lo incontreremo dopo aver frequentato 5 persone sbagliate.
5.
Cinque.
C-I-N-Q-U-E.
Probabilmente la tenera Hannah vive in una contea del Surrey in cui a parte il panettiere e il postino non c'è molto altro, sennò sta minchiata non si spiega.

Facciamo un calcolo.
Il primo bipede sbagliato è quello sfigato che abbiamo baciato alle medie e che con cui abbiamo ballato un lento per cinque minuti prima di capire che avremmo potuto ambire a qualcuno di meglio.
Il secondo è il liceale che scioperava per un mondo migliore, che ci mise le corna con la scafata di quinta A.
Nel terzo potremmo rivedere il compagno di Università che ci dava sicurezza e gran lezioni sul sesso.
Poi è arrivato il Trombamico stronzo. Quello del Non me la sento di impegnarmi, ma continuerei volentieri a metterti a pecora.
E infine LUI. Il faro nella nebbia. Il principe azzurro su bianco destriero. La stella cometa dei Re Magi. Il protagonista della Casa nella Prateria che ci farà dimenticare tutte le relazioni precedenti andate in fumo e ci darà la speranza che la vita sia meravigliosa e finalmente, finalmente, completa.
Ehm. Hannah.
Hannah. Abbi pazienza.
Se le tue elucubrazioni fossero sensate, avrei dovuto sposarmi a 17 anni.
Cinque sono un numero assolutamente ridicolo.
Cinque sono gli psicopatici che ho incontrato solo nell'ultimo anno.
Cinque erano quelli con mi scambiavo teorie sulla 69 a 22 anni.
Cinque sono quelli da cui mi sono eclissata al primo appuntamento. Alzandomi e salutando senza nemmeno aver assaggiato il mio Mojito.
E siamo già a quindici.
Poi mettici quelli che mi sono piaciuti sul serio ma non mi cagavano, quelli che mi amavano e non erano ricambiati, quelli che ho incontrato per una notte, quelli con cui sono uscita per mesi per poi scoprire che erano sposati. I dementi. Gli emotivamente non disponibili. I rissosi. I polemici. Gli arroganti. Gli sfaccendati. Quelli che abusavano di droghe, vino e belle promesse.
Quelli del Ti chiamo domani e sono passati tre anni. Quelli del Sei bellissima ma la tua amica di più.
Quelli da cui sono fuggita, quelli dai quali mi sono negata, quelli che mi erano simpatici come il morbillo la notte di Natale.

Insomma Hannah.
Scrivici di quanto siamo meravigliose anche con un i fianchi larghi, suggeriscici tecniche per conquistare il mondo, pubblica un libro di ricette afrodisiache usando l'algoritmo della vita eterna.
Impegnati, insomma, che qua di sapere quando ci sposeremo non ce ne frega niente.
Vogliamo sapere piuttosto, quando qualcuno si degnerà di amarci come meritiamo, ma per questo un libro non serve a niente.

Serve la pratica. Le bestemmie. La chiarezza di quello che si vuole. E la fiducia.
Scambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia.


lunedì 9 febbraio 2015

Chiacchiere promiscue

"L'ho conosciuto due sabati fa"
"E come è andata?"
"Carino. Single. Trent'anni circa. O di più. O chissenefrega. Insomma. Mi ha chiesto il numero, poi mi ha scritto un sacco, tutti i giorni e giovedì siamo usciti a cena. Gli ho domandato cosa volesse da me"
"No, dimmi che non glielo hai chiesto"
"Sì invece, perché?"
"Non lo vuoi sapere. Vai avanti"
"Mi ha risposto che non cerca nulla"
"Ma non mi dire"
"Sì, ma lo stesso vale per me. Circa. Gli ho fatto sapere che sono uscita con lui per curiosità ma che non è il momento per nulla di serio. Comunque mi ha invitato a salire a casa sua e ho rifiutato"
"Perché?"
"Perché sì dai. Così alla prima sera. Poi faccio la figura di..."
"Di cosa?"
"Boh. Non mi andava. Comunque ci sono andata a letto ieri. Ci siamo trovati ad un ape e abbiamo  puntualizzato che tra noi non c'è niente di serio"
"Bizzarro come abbiate sentito l'esigenza di mettere in chiaro che non vi innamorerete due volte in una settimana"




"Sai com'è. Poi si spaventano. Alla fine sono andata da lui. E' stato bellissimo. Non ricordavo da quanto non scopavo così. Ero a mio agio. Poi lui è bravissimo. Vuoi i dettagli?"
"Ovvio"
- Su - Giù - A destra - Lingua - Sì, come mi piace - Girati - Sei bella - Anche tu - Era da tempo che non impazzivo così - Anch'io - Vengo - Fine -
"Bene quindi!"
"Molto. Oggi però non mi ha scritto"
"Ripetimi che non volevi niente, era solo sesso, blablabla"
"Sì certo. Però neanche un messaggino su WhatsApp. Un Buongiorno, un Sono stato bene, un Lalalalala fammi godere, niente insomma. Dai è successo anche a te. Ti scopano e poi nulla. Io me ne sono anche andata dopo, perché so che piuttosto che passare la notte con una donna, si farebbero tagliare la pelle dello scroto per farci un portamonete, però..."
"Fammi capire. Accetti di scopare con uno e sparire subito dopo e vorresti un messaggio il giorno dopo?"
"Sì, è una cosa stupida lo so. E' solo che così mi fa sentire come..."
"Come cosa?"
"Dai hai capito"
"Ma cosa ti aspettavi? Hai detto che non cercavi nulla, hai orgasmato meno di una settimana dopo averlo conosciuto, sei scappata dopo il sesso e ti preoccupi di un messaggio? Hai fatto quello che volevi con il tuo corpo, hai giocato alla femme fatale, hai indossato i panni di Messalina e ora vorresti un riconoscimento degno di Giulietta? Amica, ti sei rincoglionita? Quanto è passato dal vostro incontro?"
"24 ore"
"Ah okay. Non sei tu. E' il tuo corpo"
"Scusa?"
"Dopo l'orgasmo il tuo corpo libera ossitocina, un ormone che crea legame. Solitamente smette di circolare dopo 24 ore. E' per questo che brami attenzioni"
"Che significa questo?"
"Che dopo aver fatto sesso, il tuo organismo si sentirà emotivamente legato a quello stronzo con cui ti sei rotolata nel letto. Ma l'effetto svanisce il giorno dopo. Ancora poco e sei salva"
"Come fai a saperlo?"
"Perché mi è accaduto mille volte. La soluzione è semplice. Il giorno seguente all'amplesso spegni il telefono, vai a fare shopping, incontra le amiche. Passate le ore cruciali, andrà meglio"
"Figata, non sapevo, hai altri consigli?"
"Sì. Piantala di recitare un ruolo che non ti si addice. 
La promiscuità sessuale è divertente solo se sei promiscua. Sennò è triste".







lunedì 2 febbraio 2015

Sta indipendenza ha rotto le palle

Io, la pesante bandiera dell'indipendenza, la sventolo sempre. Con orgoglio.
E non la tiro fuori solo in sporadiche occasioni. 
La mia bandiera riposa in camera da letto, tra i preservativi e i numeri arretrati di Vanity Fair. 
Lì, a ricordarmi che devo pensare io alla protezione del mio utero, ma posso mantenere quell'appeal da femmina media che legge l'oroscopo e i consigli per non appannare la routine sessuale con il proprio partner. 
Riposa di notte, la mia bandiera guerriera ed esce di casa con me. 
La sventolo quando guido, quando faccio benzina da sola, quando pago le bollette, quando faccio la spesa, e poi il bucato, stiro, porto fuori i cani, la spazzatura, uccido ragni, appendo quadri, apro i barattoli di marmellata senza chiedere aiuto, vomito senza qualcuno che mi tenga la testa, metto in ordine e trovo pure il tempo di struccarmi e se va bene, fare un pompino (su quest'ultimo punto ho delle riserve). 
Ho lottato e costruito, per ogni cosa. Per ogni diritto. Per ogni compromesso. Per ogni affermazione a testa alta. 















Ho un fidanzato che vive con me per il piacere comune di essere in compagnia dell'altro, di costruire qualcosa di allettante, di scaldarci di notte. 
Eppure però, mi capita di guardarlo, e chiedermi come sia in grado di affrontare tutto questo. 
Una donna emancipata, che ha una casa, delle amiche di cui prendersi cura, degli interessi, una moltitudine di ex piselli occasionali e una carriera che per forza deve decollare. 
Che però chiede attenzioni. 
Che però vorrebbe ancora, dopo 3 anni e rotti, essere corteggiata.
Che però vorrebbe un sacco di cose. Mai in ordine. Mai le stesse. Mai uguali.

Perché diciamocelo. 

Sta bandiera dell'indipendenza che tanto decantiamo, alla lunga rompe un attimo le palle. 
A me e soprattutto alle mie amiche single. 

Perché tutta sta evoluzione, ci ha portate al pericoloso desiderio di volere di più. Di non accontentarci di uno, solo perché ha un pene. 
Certo, è positivo, siamo selettive, pensiamo a noi stesse. Vogliamo uomini che ci tengano testa. Che ci accompagnino, meglio se tenendoci la mano. Che rispettino la nostra libertà e che capiscano al volo quando è ora di restare e quando di andarsene. 
Abbiamo miti moderni che non rappresentano più la sperduta e disperata Arianna che viene salvata da Dioniso. Noi siamo Samantha Jones e scegliamo in totale autonomia chi salvare e con chi passare la notte. 

 Usciamo di casa perché ci va bene così. Non aspettiamo un maschio e un matrimonio per farlo.
Sperimentiamo. Impariamo. Tocchiamo con curiosità. Diventiamo esperte di tutto. Se ci mancano delle mani sul nostro corpo, facciamo una telefonata. Abbiamo i piaceri a portata di smartphone.
E chiediamo agli uomini che incontriamo, di essere supereroi. 
Perché la nostra natura mica è cambiata. 
Vogliamo essere accudite, ma con rispetto dei nostri spazi.
Coccolate, ma non essere soffocate. 
Comprese, senza etichetta. 
Pretendiamo chiarezza, ma il gioco ci fa eccitare da impazzire. 
Vogliamo essere corteggiate, pretendendo di capire all'istante le intenzioni dell'altro. Perché abbiamo poco tempo e tanta scelta.

La verità è che siano consapevoli che alcune emozioni non le proveremo mai. E questo ci dispiace tantissimo.
Non ci abbandoneremo a pianti di felicità, non permetteremo a nessuno di vederci tremare, non ci sentiremo mai libere di esprimere un'emozione forte, per non finire nel calderone delle isteriche in pre-mestruo. Tutte le nostre sensazioni, le rinchiuderemo in quell'angolo di pancia che ogni tanto vibra e puntualmente viene ignorato. 
Dobbiamo essere forti cazzo. 
Ma a che prezzo. 





venerdì 30 gennaio 2015

La Storia di questo blog. La mia storia

Esattamente un anno fa, nella mia vita accadde qualcosa di assolutamente inaspettato.
Stavo facendo uno stage in una bellissima agenzia e sole due settimane prima mi comunicarono che ero stata licenziata.
Le motivazioni erano svariate. E nessuna mi bastò.
Ci rimasi molto male. Non avevo nessun piano B per la mia vita, ed io ho sempre avuto un piano B. Non vedevo prospettive. Non avevo sogni a cui aggrapparmi.
Vivevo fuori casa e improvvisamente le bollette, la spesa, la quotidianità divennero fonte di preoccupazione.
Un anno fa, il 30 gennaio 2014, decisi che era l'ora di sperimentare qualcosa di nuovo.
Con le mie amiche feci una lista di quello che avrei voluto fare, perché se era vero che non avevo idea di che direzione avrebbe preso la mia vita, era ben chiaro che potevo ricominciare da capo.
Ero una tela bianca su cui avrei potuto dipingere qualsiasi cosa. Non proprio bianca.
Un po' grigia, un pò sgualcita, un po' sofferente perché ero costretta a ricominciare per l'ennesima volta un capitolo, con conseguenti cambiamenti di ambiente, città, abitudini, equilibri.
Ho sempre trovato molto affascinante il concetto di chiudere un cerchio per aprirne un altro, ma non a 28 anni. Non in un'età in cui avrei avuto uno struggente bisogno di stabilità, di concretezze, perché c'era il progetto di un mutuo, magari di un figlio, sicuramente di molti viaggi.
Uno ha dei sogni limpidi, cristallini, e poi un giorno si sveglia e non sa cosa deve fare.
Non c'è da scherzare con l'equilibrio.


Non sono mai stata una ragazza piena di talenti.
Ma di certo sono sempre stata mossa da grandissime passioni.
Le storie, sono una di queste. Le storie degli altri, le storie che raccontavo a me stessa, le storie della mia complicata famiglia, le storie d'amore, le storie di guerra e di odio. Ho sempre amato alla follia coloro che condividevano con me un pezzetto della loro esistenza. Tutt'ora sono piena di foto vecchie, di diari sgualciti, di poesie scritte dalle mie nonne. Con avidità mi sono appropriata negli anni, di tutto ciò che serviva per raccontare qualcosa.

Quando avevo circa 4 anni, ogni sera,  la mia mamma si infilava nel mio letto e scriveva su un diario, cosa mi era accaduto all'asilo. Io dettavo e lei, splendida dattilografa, metteva su carta quei pensieri di bambina.
Credo che il mio amore per la narrazione sia nato lì, tra le lenzuola, circondata da quella pazienza magistrale che solo le mamme sanno elargire.
Comunque.
Quel 30 gennaio decisi che avrei fatto una cosa che non avevo mai avuto il coraggio di fare.

All'università, scoprii che mi mancavano 5 crediti per ultimare il mio percorso. Scelsi quindi un esame opzionale, non troppo impegnativo, ma istintivamente molto interessante: Scrittura creativa. 
Stavo per compiere 22 anni e fino a quel momento avevo scritto decine di diari segreti, i primi dotati di lucchetto, gli ultimi salvati su un hard disk. Mai avrei pensato di esserci portata, e tanto meno di poter produrre degli elaborati leggibili.
Il mio professore, che poi fu anche il mio relatore di tesi, mi disse che avevo grazia nell'accostare le parole e che avrei potuto pensare ad una carriera giornalistica. Per me fu come un'esplosione nella testa.
Mi gasai un sacco. Passai notti intere a scrivere e cancellare e scrivere di nuovo. Giravo con una piccola agenda in borsa che all'occorrenza tiravo fuori per descrivere quello che riuscivo a vedere. L'entusiasmo passò quando scoprii quanto guadagna in media un giornalista.
Poi ci fu l'avvento del digital e presi un'altra strada, ma non smisi mai, neanche per un giorno di raccontarmi delle storie.

Quel 30 gennaio 2014, piena di dubbi e di scetticismi, andai su Blogger e scrissi il titolo: Confessioni di una mente cinica, isterica e romantica. 
Il titolo non fu casuale. A 21 anni conobbi un pittore pazzo con cui intrapresi un'audace relazione sessuale e molto amorosa (da parte mia), che finì con me, nuda, che lo rincorrevo per le scale del palazzo in cui vivevo, implorandolo di restare. Quel pomeriggio io e il mio cuore spezzato iniziammo a scrivere un romanzo che parlasse di lui, con il titolo appunto: Confessioni di una mente cinica, isterica e romantica. Il romanzo non fu mai completato, ma proprio perché credo nella continuità delle storie, decisi che il blog si sarebbe chiamato così.

Ed eccomi qua. Dopo un anno. Non pensavo che la mia avventura sarebbe durata più di un mese, un anno è veramente fuori da qualsiasi rosea previsione.
Vi ho raccontato questa storia per ringraziarvi.
Perché il tutto sembrava impossibile, folle, destinato a non portare nulla di buono. E invece siete in tantissimi. Che mi scrivete, mi supportate, mi chiedete di consigli e me ne date tanti, fondamentali, ed è più di quello che avessi mai osato sperare per me stessa.
Quindi grazie amici. Perché oggi ho un lavoro stabile, ma questo percorso lo affronto giornalmente sapendo che c'è qualcuno che ama quello che sto facendo.
Se questa sfida continuerà, sarà solo per merito vostro.
Grazie. Di cuore.
MaryG.


mercoledì 28 gennaio 2015

La Leggenda degli Amori Impossibili

Ci sono storie d'amore che sono solo storie.
Ci sono storie d'amore che mai saranno storie.
Ci sono storie d'amore che vivono nella loro pienezza senza mai concretizzarsi.
Ci sono storie d'amore che non si vogliono, ma accadono.
Ci sono storie d'amore che ingenuamente non fanno i conti con il tempo, con la distanza o con un altro cuore.
Ci son storie d'amore che mai vedranno l'agognata ultima riga delle favole: E vissero per sempre felici e contenti.
Ci sono storie d'amore fatte di speranze e mai d'abbracci. 
Sono gli amori impossibili, plasmati su sogni che non si realizzeranno. Il dramma di tutti gli innamorati che amano a senso unico.
Bastardi amori impossibili, che ci fanno desiderare qualcuno che non ci vuole, che magari vorrebbe averci, ma di fatto, non ci vuole.


Come si sopravvive ad una passione così?
Come si fa a continuare a respirare quando pensi di aver trovato qualcuno per cui ne valga la pena, ma il destino è schifosamente avverso?
Smetto all'istante i panni di Jane Austen. Scusate, mi sono fatta prendere la mano.
Ma questo tema mi è caro perché mi ha reso vittima e mai carnefice.
Ho provato a definire l'amore impossibile, che è un po' come voler definire l'orizzonte.
Ma quando è effettivamente così, o quando invece è goffamente celato dietro una scusa?
1. Lui ci ama, ma non è proprio il momento.
Perché il lavoro fa schifo, a 40 anni non ha ancora lasciato il nido, la sua mamma è in punto di morte, la cagnetta è in calore, sta aspettando che nascano i girasoli o ha perso la Kamchatka a Risiko, tocco blu non gioco più. Insomma. Ci fornisce motivi più o meno validi per cui noi tecnicamente siamo anche le donne giuste, ma le nostre anime non possono essere legate da qualcosa che si chiami Relazione. Ci convince che in un'altra vita, in un altro momento, in un'altra galassia, saremmo più fortunati. E noi ci perdiamo dietro alle sue scuse, ci lamentiamo di questo Dio che (come disse la mia amica S., citando City of Angels), ci fa incontrare ma non ci dà la possibilità di stare insieme.  
Roba da attaccarsi alla bottiglia finchè morte non sopraggiunga.
Non è un amore impossibile e Dio non c'entra un cazzo. E' un amore dove uno stronzo non vuole stare con noi. No, non è amore. E' codardia.
2. Lui ci ama ma ha sposato la donna sbagliata. 
Dopo promesse di vita felice a due, lui si sposa. Non con noi ovviamente, sennò mica faremmo sto casino. Si sposa con quella sciapa, quella insulsa, quella che non esprime un pensiero manco sotto torture cinesi. Quella che può gestire e continuare a farsi i fatti suoi. Con noi.
E noi lo accettiamo perché poverino, ha fatto la scelta sbagliata, si è sposato per pigrizia, perché aveva una pistola alla tempia, per non far piangere il cuginetto, non si sa. Ma siamo relegate al ruolo infame di amanti, perché l'amore impossibile che lui elargisce con il contagocce, ci dà quel brivido al cuore, per cui tanto impazziamo.
No, non è un amore impossibile. E' un amore marcio ed egoista che ci farà stare da schifo.

3. Lui ci ama. Ma ha paura.
Di cosa? Boh. Forse delle implicazioni sentimentali, del dire Ti amo, come se un Ti amo si traducesse in matrimonio imminente con relativo trasferimento di nostra mamma nella sua tana, della convivenza, delle cavallette, dell'Isis, degli alieni o delle polpette al sugo che gli cuciniamo.
Non si sa il reale motivo, ma il cucciolo è terrorizzato.
E noi pazienti lo accudiamo come una foca che ha appena perso i parenti uccisi a mazzate, aspettando che il piccolino non tremi alla frase Questo week end stiamo insieme? 
No, non è un amore impossibile. E' un amore masochista che dovremmo riconoscere, per poi fuggire a gambe levate con il primo cubista del Cocoricò.
Lui non è un uomo. E' un mollusco.

Fondamentalmente sono arrivata alla conclusione che l'amore impossibile esista in rarissimi casi, e non contempli la parola Ma.
Se l'amore è amore, il Ma non sussiste.
L'amore impossibile è quella scusa che diamo a noi stesse per non ammettere che non siamo amate abbastanza. Che nessuno voglia rischiare per noi. O che noi, non vogliamo rischiare tutto per qualcun altro, perché ad amare si fa fatica e come dico sempre, La felicità fa più paura della tristezza.
Gli amori impossibili sono per donne infelici. E sono gli unici che, sfortunatamente, durano in eterno.