venerdì 30 gennaio 2015

La Storia di questo blog. La mia storia

Esattamente un anno fa, nella mia vita accadde qualcosa di assolutamente inaspettato.
Stavo facendo uno stage in una bellissima agenzia e sole due settimane prima mi comunicarono che ero stata licenziata.
Le motivazioni erano svariate. E nessuna mi bastò.
Ci rimasi molto male. Non avevo nessun piano B per la mia vita, ed io ho sempre avuto un piano B. Non vedevo prospettive. Non avevo sogni a cui aggrapparmi.
Vivevo fuori casa e improvvisamente le bollette, la spesa, la quotidianità divennero fonte di preoccupazione.
Un anno fa, il 30 gennaio 2014, decisi che era l'ora di sperimentare qualcosa di nuovo.
Con le mie amiche feci una lista di quello che avrei voluto fare, perché se era vero che non avevo idea di che direzione avrebbe preso la mia vita, era ben chiaro che potevo ricominciare da capo.
Ero una tela bianca su cui avrei potuto dipingere qualsiasi cosa. Non proprio bianca.
Un po' grigia, un pò sgualcita, un po' sofferente perché ero costretta a ricominciare per l'ennesima volta un capitolo, con conseguenti cambiamenti di ambiente, città, abitudini, equilibri.
Ho sempre trovato molto affascinante il concetto di chiudere un cerchio per aprirne un altro, ma non a 28 anni. Non in un'età in cui avrei avuto uno struggente bisogno di stabilità, di concretezze, perché c'era il progetto di un mutuo, magari di un figlio, sicuramente di molti viaggi.
Uno ha dei sogni limpidi, cristallini, e poi un giorno si sveglia e non sa cosa deve fare.
Non c'è da scherzare con l'equilibrio.


Non sono mai stata una ragazza piena di talenti.
Ma di certo sono sempre stata mossa da grandissime passioni.
Le storie, sono una di queste. Le storie degli altri, le storie che raccontavo a me stessa, le storie della mia complicata famiglia, le storie d'amore, le storie di guerra e di odio. Ho sempre amato alla follia coloro che condividevano con me un pezzetto della loro esistenza. Tutt'ora sono piena di foto vecchie, di diari sgualciti, di poesie scritte dalle mie nonne. Con avidità mi sono appropriata negli anni, di tutto ciò che serviva per raccontare qualcosa.

Quando avevo circa 4 anni, ogni sera,  la mia mamma si infilava nel mio letto e scriveva su un diario, cosa mi era accaduto all'asilo. Io dettavo e lei, splendida dattilografa, metteva su carta quei pensieri di bambina.
Credo che il mio amore per la narrazione sia nato lì, tra le lenzuola, circondata da quella pazienza magistrale che solo le mamme sanno elargire.
Comunque.
Quel 30 gennaio decisi che avrei fatto una cosa che non avevo mai avuto il coraggio di fare.

All'università, scoprii che mi mancavano 5 crediti per ultimare il mio percorso. Scelsi quindi un esame opzionale, non troppo impegnativo, ma istintivamente molto interessante: Scrittura creativa. 
Stavo per compiere 22 anni e fino a quel momento avevo scritto decine di diari segreti, i primi dotati di lucchetto, gli ultimi salvati su un hard disk. Mai avrei pensato di esserci portata, e tanto meno di poter produrre degli elaborati leggibili.
Il mio professore, che poi fu anche il mio relatore di tesi, mi disse che avevo grazia nell'accostare le parole e che avrei potuto pensare ad una carriera giornalistica. Per me fu come un'esplosione nella testa.
Mi gasai un sacco. Passai notti intere a scrivere e cancellare e scrivere di nuovo. Giravo con una piccola agenda in borsa che all'occorrenza tiravo fuori per descrivere quello che riuscivo a vedere. L'entusiasmo passò quando scoprii quanto guadagna in media un giornalista.
Poi ci fu l'avvento del digital e presi un'altra strada, ma non smisi mai, neanche per un giorno di raccontarmi delle storie.

Quel 30 gennaio 2014, piena di dubbi e di scetticismi, andai su Blogger e scrissi il titolo: Confessioni di una mente cinica, isterica e romantica. 
Il titolo non fu casuale. A 21 anni conobbi un pittore pazzo con cui intrapresi un'audace relazione sessuale e molto amorosa (da parte mia), che finì con me, nuda, che lo rincorrevo per le scale del palazzo in cui vivevo, implorandolo di restare. Quel pomeriggio io e il mio cuore spezzato iniziammo a scrivere un romanzo che parlasse di lui, con il titolo appunto: Confessioni di una mente cinica, isterica e romantica. Il romanzo non fu mai completato, ma proprio perché credo nella continuità delle storie, decisi che il blog si sarebbe chiamato così.

Ed eccomi qua. Dopo un anno. Non pensavo che la mia avventura sarebbe durata più di un mese, un anno è veramente fuori da qualsiasi rosea previsione.
Vi ho raccontato questa storia per ringraziarvi.
Perché il tutto sembrava impossibile, folle, destinato a non portare nulla di buono. E invece siete in tantissimi. Che mi scrivete, mi supportate, mi chiedete di consigli e me ne date tanti, fondamentali, ed è più di quello che avessi mai osato sperare per me stessa.
Quindi grazie amici. Perché oggi ho un lavoro stabile, ma questo percorso lo affronto giornalmente sapendo che c'è qualcuno che ama quello che sto facendo.
Se questa sfida continuerà, sarà solo per merito vostro.
Grazie. Di cuore.
MaryG.


mercoledì 28 gennaio 2015

La Leggenda degli Amori Impossibili

Ci sono storie d'amore che sono solo storie.
Ci sono storie d'amore che mai saranno storie.
Ci sono storie d'amore che vivono nella loro pienezza senza mai concretizzarsi.
Ci sono storie d'amore che non si vogliono, ma accadono.
Ci sono storie d'amore che ingenuamente non fanno i conti con il tempo, con la distanza o con un altro cuore.
Ci son storie d'amore che mai vedranno l'agognata ultima riga delle favole: E vissero per sempre felici e contenti.
Ci sono storie d'amore fatte di speranze e mai d'abbracci. 
Sono gli amori impossibili, plasmati su sogni che non si realizzeranno. Il dramma di tutti gli innamorati che amano a senso unico.
Bastardi amori impossibili, che ci fanno desiderare qualcuno che non ci vuole, che magari vorrebbe averci, ma di fatto, non ci vuole.


Come si sopravvive ad una passione così?
Come si fa a continuare a respirare quando pensi di aver trovato qualcuno per cui ne valga la pena, ma il destino è schifosamente avverso?
Smetto all'istante i panni di Jane Austen. Scusate, mi sono fatta prendere la mano.
Ma questo tema mi è caro perché mi ha reso vittima e mai carnefice.
Ho provato a definire l'amore impossibile, che è un po' come voler definire l'orizzonte.
Ma quando è effettivamente così, o quando invece è goffamente celato dietro una scusa?
1. Lui ci ama, ma non è proprio il momento.
Perché il lavoro fa schifo, a 40 anni non ha ancora lasciato il nido, la sua mamma è in punto di morte, la cagnetta è in calore, sta aspettando che nascano i girasoli o ha perso la Kamchatka a Risiko, tocco blu non gioco più. Insomma. Ci fornisce motivi più o meno validi per cui noi tecnicamente siamo anche le donne giuste, ma le nostre anime non possono essere legate da qualcosa che si chiami Relazione. Ci convince che in un'altra vita, in un altro momento, in un'altra galassia, saremmo più fortunati. E noi ci perdiamo dietro alle sue scuse, ci lamentiamo di questo Dio che (come disse la mia amica S., citando City of Angels), ci fa incontrare ma non ci dà la possibilità di stare insieme.  
Roba da attaccarsi alla bottiglia finchè morte non sopraggiunga.
Non è un amore impossibile e Dio non c'entra un cazzo. E' un amore dove uno stronzo non vuole stare con noi. No, non è amore. E' codardia.
2. Lui ci ama ma ha sposato la donna sbagliata. 
Dopo promesse di vita felice a due, lui si sposa. Non con noi ovviamente, sennò mica faremmo sto casino. Si sposa con quella sciapa, quella insulsa, quella che non esprime un pensiero manco sotto torture cinesi. Quella che può gestire e continuare a farsi i fatti suoi. Con noi.
E noi lo accettiamo perché poverino, ha fatto la scelta sbagliata, si è sposato per pigrizia, perché aveva una pistola alla tempia, per non far piangere il cuginetto, non si sa. Ma siamo relegate al ruolo infame di amanti, perché l'amore impossibile che lui elargisce con il contagocce, ci dà quel brivido al cuore, per cui tanto impazziamo.
No, non è un amore impossibile. E' un amore marcio ed egoista che ci farà stare da schifo.

3. Lui ci ama. Ma ha paura.
Di cosa? Boh. Forse delle implicazioni sentimentali, del dire Ti amo, come se un Ti amo si traducesse in matrimonio imminente con relativo trasferimento di nostra mamma nella sua tana, della convivenza, delle cavallette, dell'Isis, degli alieni o delle polpette al sugo che gli cuciniamo.
Non si sa il reale motivo, ma il cucciolo è terrorizzato.
E noi pazienti lo accudiamo come una foca che ha appena perso i parenti uccisi a mazzate, aspettando che il piccolino non tremi alla frase Questo week end stiamo insieme? 
No, non è un amore impossibile. E' un amore masochista che dovremmo riconoscere, per poi fuggire a gambe levate con il primo cubista del Cocoricò.
Lui non è un uomo. E' un mollusco.

Fondamentalmente sono arrivata alla conclusione che l'amore impossibile esista in rarissimi casi, e non contempli la parola Ma.
Se l'amore è amore, il Ma non sussiste.
L'amore impossibile è quella scusa che diamo a noi stesse per non ammettere che non siamo amate abbastanza. Che nessuno voglia rischiare per noi. O che noi, non vogliamo rischiare tutto per qualcun altro, perché ad amare si fa fatica e come dico sempre, La felicità fa più paura della tristezza.
Gli amori impossibili sono per donne infelici. E sono gli unici che, sfortunatamente, durano in eterno.

lunedì 19 gennaio 2015

Le trentenni e il romanticismo

Arriva un momento nella vita di una (quasi) trentenne, in cui occorre mettere in ordine.
Ci sono jeans che non mi entreranno mai più, che da anni giacciono in cantina, nello scatolone Per quando dimagrirò. 
Ci sono i correttori della Deborah, che appassiscono nel mio beauty da un decennio, e si vede, perché sono stati studiati per le occhiaie delle ventenni. Le mie hanno una speranza di essere mimetizzate solo con la malta.
Ci sono le mail dei vecchi fidanzati, quelli che giuravano che mi avrebbero amata anche in punto di morte, che per me avrebbero trasformato i deserti in oceani, e che mi mollarono al primo mesiversario per una strappona dell'est.

Arriva l'ora, per una quasi trentenne, di prendere i pezzi malconci del suo passato e buttarli nel cestino.
Perché è bellissimo avere una memoria di sé, per quando si invecchierà, custodire il proprio passato sotto la campana di vetro dell'innocenza, della spensieratezza, quando la vita era vita bella punto e non bella solo a giorni alterni.
Ma è anche giusto, che io smetta di prendermi in giro e capire che no, i jeans taglia 44 neanche dopo una terza guerra mondiale, mi si allacceranno. Me la sono voluta. E ora la pago. Che le occhiaie adesso sono delle puttane maledette che non se ne vanno con una pennellata di cipria sottile, che le lettere di quell'ex non sono bei ricordi, ma ricordi bugiardi.
E ora di mettere ordine, MaryG.
Anche nelle emozioni.
Anche nell'amore.
Credo di essere cresciuta quando ho capito che l'amore, non sono i Ti amo, ma i Resterò. 
Nonostante i caratteri di merda, l'affitto da pagare, la spesa del lunedì, le possibilità che tante mani estranee potrebbero anche piacermi. E' una resa?
No, è la consapevolezza che gli amori alla Romeo e Giulietta sono per donne infelici. Ed io non lo sono.
Metto ordine nelle emozioni quando non mi commuovo più davanti ad Un sei bellissima, amore, ma di fronte ad una colazione a letto. Specie se quel gesto è costato il dover mettere la sveglia alla domenica, seguito da una corsa alla pasticceria più buona della città, con conseguenti sgomitate davanti ai Macarons.
È ora di mettere in cantina quell'idea di romanticismo perfetto da Baci Perugina, perché raramente è supportato da intenzioni concrete. Il romanticismo che vale la pena di essere vissuto, a trent'anni, è quello in cui ti trovi il pigiama sul termosifone. Che ammettiamolo. A prima vista non regge il confronto con una dichiarazione d'amore fatta sotto la pioggia, condita da frasone come Ti giuro che amerò solo te. Ma fotte, a trentanni capisci che sono solo elucubrazioni vuote, che non vogliono dire assolutamente nulla.


Preferisco che il mio uomo, al calduccio del nostro salotto, mi dica Stai seduta, il gelato lo prendo io.
Questo è amore, santoddio. Far felice un'altra persona, mettendo da parte la pigrizia, la stanchezza, e tutti i cazzi del momento.
Ed è difficile dirlo ad alta voce. Confidarsi che crescendo la tua soglia di romanticismo è scesa ad altezza ginocchia.
Confessare, in silenzio, senza che nessuno ti senta, che stai cercando un uomo che voglia proprio te, non una che ti somigli, ma te, con la cellulite e le idee mischiate. E che sia abbastanza intelligente da saperti riconoscere. Perché è il riconoscersi, la parte difficile. 
Raccontarsi che tutto quello che sognavi a vent'anni era la copia di romanzetti Harmony. E che alla fine ti hanno portato solo lacrime e bestemmie.
Accettare che la vita a due sia meravigliosa, proprio perché non si rifà a nessun mito metropolitano sull'amore.
Ammettere che il romanticismo perde pezzi di connotazione dolciastra, per acquisirne altre terribilmente concrete.
E infine capire, che la quotidianità è molto più bella di quanto te l'avessero raccontata.

lunedì 12 gennaio 2015

Cosa NON è l'amore

Con l'anno nuovo le psicosi delle amiche single si moltiplicano.
C'è chi cerca l'amore come se cercasse di rientrare in una 42 dopo le abbuffate natalizie. Con quella dedizione caparbia e un po' incosciente.
C'è chi dell'amore si è stufata.
C'è chi credeva fosse amore, ed invece era pene. Nel senso di pisello, organo genitale maschile, che provoca gioie e pene nella medesima percentuale.
C'è chi si è fatta dei film mentali il primo di gennaio, per poi scoprire, il 2 gennaio, che il maschio medio che aveva promesso casette in Canadà, in realtà è padre di famiglia.
E tra un Sono davanti a WhatsApp da 4 ore, chissà quando il cerebroleso si degnerà di scrivermi un cazzo di messaggio, a un Io i maschi ormai li odio tutti, la domanda su cui ci scervelliamo è sempre la stessa: Ma che cazzo è l'amore?
Perché stabiliamo amicizie decennali senza nessun tipo di turbamento e poi impazziamo davanti ad un invito a cena che non arriva?

L'innamoramento è facile da definire.
E' quando anche le frasi di Fedez ti sembrano romantiche. E' quando scegli lo smalto in base al suo colore preferito. Sono le farfalle che svolazzano nello stomaco, e nessuna voglia di ingerire del veleno per ucciderle. E' quando passi metà giornata a pensare a cosa dirgli quando lo vedrai, e l'altra metà a sognare di quando lo vedrai.
E' quello dove si immaginano mani intrecciate e occhi che danzano insieme. Una corsa nel buio, senza sapere bene chi stia guidando.



E dopo?
E dopo son cazzi, amiche.

Perché se esci con una ragazza è facile, se c'è affinità diventerete amiche. Al massimo amiche del cuore. Nel peggiore dei casi solo amiche su Facebook.
Con l'amore le sfumature sono infinite.

E quello che sembra Amore ed invece è fuffa?

Ho stilato una lista di quello che potrebbe essere, ma fidatevi, non è.
C'è l'amore low cost. 
Quello che prendi all'ultimo minuto, come un volo Ryanair, e come con un volo Ryanair non hai nessuna aspettativa. Difficile che ti sorprenda. Gli snack sono sempre a pagamento, i sedili stretti, le turbolenze probabili.
Gli amori low cost sono quelli all'avventura. Quelli che sai quando parti e quando torni, nel mentre te la godi. Sono i viaggi ad Ibiza, mica a New York. Spendereste uno stipendio per un volo fino in Spagna? No. Breve, massimo profitto, costo basso, col cazzo che la felicità sia il tragitto e non la meta. Sbattimenti pochi, vantaggi diversi.
Poi arrivi ad un'età in cui vuoi viaggiare comoda. E allora passi ad Alitalia. Scioperi, cazzi e mazzi, ma quando sei a bordo sei serena. Puoi anche imbarcare il bagaglio senza il supplemento. E vogliamo parlare delle noccioline?
C'è l'amore in offerta.
Quello che come il latte in offerta, sai che costa meno perché è in prossimità di scadenza.
Lo acquisti perché è un'occasione, ma solo se lo consumi subito. Poi succede che te lo dimentichi in frigo e fa la muffa. Allora sopraggiunge la consapevolezza di aver buttato nel cesso i soldi.
Lo si prende e lo si cestina, senza manco averlo consumato. Di solito si traduce in un maschio che ti informa subito che non potrà darti nulla oltre allo scadere del tempo. Che decide lui. Te lo dice in anticipo, come se fosse un piccolo oracolo di Delfi, il controllore dei battiti del suo cuore. E' onesto? No, è un codardo.
C'è l'amore a profitto.
Avete presente le ragazze alla pari straniere? Tu le ospiti, loro non pagano l'affitto, ma in cambio ti rassettano casa. Do ut des.
Solitamente in alcune equazioni amorose è lo stesso. Cambiano i fattori. Compagnia in cambio di sesso. Verbi coniugati al plurale in cambio di un pompino. Variabili infinite. Con una costante.
Entrambi ci guadagnano solo se non si scomoda la parola Amore.
C'è l'amore piantina.
Come quella che compri al mercato. Tu di piante non capisci un cazzo. Ti sei detta mille volte che è colpa della genetica, dei traumi infantili, della Kryptonite, fatto sta che non sei dotata di pollice verde. E allora perché minchia continui a comprare le piante? 
Perché c'ho al speranza che questa non muoia.
Ah. Ok.
A volte con l'amore è uguale. Non è il tuo momento, non ci sei portata, o forse non ami i glicini, ma le querce. Insomma. Ucciderai anche questo amore e ti sentirai uno schifo.
Cambia hobby.
C'è l'amore dietetico.
Avete mai osservato la differenza tra i vostri carrelli della spesa, a dicembre e a maggio?
A dicembre sono un concentrato di grassi saturi, zuccheri, carboidrati, cioccolato, che metti che un giorno siate tristi. A maggio fotte se il morale è sotto ai tacchi, perché la prova costume è la priorità.
E quindi si aprono i battenti ad insalate, frutta, cracker poveri di sodio, biscotti al cartone pressato. Gnam!
Mangiamoci sto dolcificante, ma poco, che ingrassiamo. Andiamo a cena fuori. Ma ordiniamo un Cesar, che c'abbiamo la cellulite. Tutto è misurato. Pesato. Centellinato.
Con questa tipologia di amore, lo scenario è identico.

Non importa che siete voi le vittime o le carnefici.
Non importa che vogliate tanto un amore e che questo stronzo non arrivi.
La cosa fondamentale è l'uso delle parole.
Perché? Perché se chiamiamo Amore un Trombamico, lo colmiamo di significato romantico, perdendo la percezione della realtà, che no, se vi scopa e non vi chiama, difficilmente vi ama. Perché appunto è un Trombamico.
Si dice che in amore non occorra definire.
Io invece dico Definiamo.
Iniziando ad esempio col accomunare la parola Amore con Costruzione. Se si vuole Costruire, si può iniziare a dire AM.
Il resto, dopo.





mercoledì 7 gennaio 2015

Confessioni di una come me

Dopo un bellissimo viaggio di Natale ad Istanbul, è arrivato il Capodanno, con il relativo momento dei bilanci.
Che poi sono sempre gli stessi: diventare ricca, più tollerante, meno dispositiva, dedicarmi maggiormente a me stessa, al vino, agli amici, alle mie passioni.
Ogni anno, però, quando arriva questo inesorabile fine ciclo, capisco che le cose rispetto all'anno prima sono cambiate moltissimo, solo io, sembro apparentemente immutata.
Il pacchetto MaryG., fatto di affetti ingordi, di sfumature poche e contrasti, molti, delle scuse e delle scusanti, dei colori sgargianti.






Quelle come me sono così. Impossibili da definire, un tripudio di buone intenzione, una cascata di vita e di disastri.
Quelle come me hanno una predilezione per le persone pericolose e le amano non per il masochistico concetto del Facciamoci male, ma perché le amano punto. Quelle come me non scelgono mai chi amare. Capita e basta, non serve nulla di eclatante; un profumo, uno sguardo, una battuta, un occhiolino e ci cascano, ci cascano tutte le volte, perché quelle come me hanno una fiducia incrollabile nella vita e credono che il proprio fato benevolo si possa incontrare anche su un brutto marciapiede di una brutta città.
Quelle come me cercano sempre di salvare l'insalvabile, i distrutti, gli inarrivabili, i falliti, quelli con lo sguardo basso e la testa piena di sovrastrutture. Gli anafettivi, gli emotivamente sterili, gli incapaci di tenerezze. Quelle come me però hanno una data di scadenza interiore. Una data, superata la quale, danno una svolta repentina alla propria esistenza e si trasformano a volte in ciniche ed isteriche, altre in quelle da salvare e puntualmente, la vita benevola, mette sul loro cammino qualcuno che le porti a casa e offra loro una trapunta calda e un camino acceso.
Quelle come me, danno una possibilità a tutti, ma alla vita in particolare.

Quelle come me sono grate a tutto. Al lavoro, alla famiglia che le ama, al karma che ha un suo perché, al maglione della nonna, al riflesso dei capelli, ai propri talenti.
Quelle come me ringraziano tantissimo.

Quelle come me ci provano sempre perché hanno un terrore inspiegabile verso i rimpianti, preferiscono leccarsi le ferite, che prevenirle, perché anche dalle ferite, dalle lacrime, dalla disperazione, c'è sempre una lezione che non si conosceva, sempre qualcosa da imparare, sempre qualcosa da salvare.


Quelle come me non sono mai in ordine. Hanno i capelli raccolti, ma una ciocca che cade sempre, che si ribella alle forcine, una smagliatura sulla calza, il vestito che nonostante sia pulito, magicamente è già macchiato.
Quelle come me si devono ripassare il rossetto tre volte, perché le prime due sicuramente sarà finito sui denti, o arrivato al naso, o fuggito dai contorni delle labbra.
Ecco. Quelle come me hanno sempre una curva della bocca che vuole dire qualcosa.
Quelle come me lasciano in giro tutto. Dai calzini, ai trucchi, dalle valigie, ai buoni propositi.
A quelle come me però, non importa nulla.
Hanno i pensieri incasinati, e i pensieri incasinati hanno la priorità.



Quelle come me credono fottutamente nell'indipendenza e quando la ottengono si sentono complete e questo da sempre, da quando non avevano paura di entrare all'asilo da sole, a quando hanno deciso di andare in un'altra città a studiare, fino al non desiderare un uomo nella propria vita a tutti i costi, ma solo dopo aver incontrato colui con cui ne valesse la pena, con cui il mettere radici era un avvenimento d'obbligo.
Quelle come me vivono l'amore in ogni sua forma, nella passione, nelle litigate, nella quotidianità, ma hanno anche una paura incredibile di affidarsi, perché spesso questa loro bandiera dell'indipendenza, sfoggiata con orgoglio e coraggio, crea qualche blackout nel sistema, quando si tratta di affrontare parole come Sicurezza, Fiducia, Condivisione di una vita a due, quando fino a ieri era Vita a uno.
Quelle come me non hanno nessuna pazienza. Vogliono tutto e subito e non riescono ad aspettare, perchè la vita è adesso, mica tra dieci anni.

Quelle come me combattono tantissimo. Combattono in realtà, contro tutto. Costruiscono e demoliscono con la stessa facilità, si votano ad un dio e poi lo odiano, si ribellano al sistema, ma soprattutto, quelle come me, passano la vita a ribellarsi a se stesse.
Ed è questo che chiedo al mio 2015. Che quelle come me trovino una sorta di pace cosmica, perché le battaglie sono troppe e troppe sono le ferite che ci hanno lasciato ed è meglio curarsi un'escoriazione che provocarsene un'altra.
Un augurio a tutte quelle come me e a tutte quelle che con me, non hanno nulla a che fare.