venerdì 28 febbraio 2014

E' colpa di Candy Crush e del porno, bellezza

L'altro giorno io, mia mamma, e il mio ego ormai trentenne siamo entrati in un bar.
Uno di quelli carini e soprattutto ben frequentati. Ovvero pieno di uomini.
Mi avvicino alla porta a vetri.
La spalanco.
Con falcata degna di Ursula Andress e una fiducia in me stessa che manco Brigitte Nielsen, entro.
Se avessi avuto una chioma fluente, l'avrai mossa.
Se avessi avuto il rossetto, avrei ammiccato.
Insomma. Mi sento discretamente figa. Culona ma figa, per capirci.
Mi tolgo gli occhialini alla Audrey Hepburn e mi guardo intorno.
Manco uno che mi avesse cagata.
Cioè.

Io entro così, come fossi sul red carpet e nessuno alza lo sguardo?
Non dico che mi aspettassi che gli uomini presenti mi si buttassero ai piedi, implorandomi con le lacrime agli occhi di sposarli, ma perdio.
Mia madre, all'apice della sua sensibilità mi guarda (si, lei lo fa spesso), e mi dice:
"Ai miei tempi si sarebbero fatti tutti insieme una sega"
"Mammaaaaaa"
"E' la verità"
"Ah, allora grazie, eh!"

Perché alla fine la domanda è sempre questa: perché in passato si cuccava di più, e con meno sforzo?
Non arrendendomi al fatto che 30 anni fa le donne fossero più fighe di noi, ho avuto il bisogno categorico di incolpare delle cose a caso. Giusto per rasserenare me stessa, e il mio ego frantumato e molto incazzato.

Non siamo noi, più brutte. Sono i cellulari più intelligenti. 
Ormai fanno qualsiasi cosa: ti calcolano quando copulare per non rischiare il bebè, ti dicono quante calorie ingurgitare prima di trovarti un sedere grande come il cofano della tua macchina, ti spronano a correre manco foste sotto maratona, e poi condividere il risultato sui Social, per far invidia alle chiattone sul divano. Ci manca una app che ci faccia un bidè, e poi le abbiamo provate tutte.
Maschi, per quanto tempo pensate che le nostre tette reggano prima di arrivare ad altezza ginocchia?
Per quanto tempo pensate che la nostra faccia non si riempia di solchi talmente profondi da poterci coltivare delle verdure?
Per quanto tempo pensate che saremo brillanti e divertenti, prima di trasformarci nelle classiche mamme rompi cazzo?
Se Ruzzle ha tolto la libido a centinaia di coppie con parole come tale, tame, ame, came, cane, Candy Crush ha dato definitivamente dato il colpo di grazia.
"Facciamo l'amore?" "Aspetta, devo completare il livello 347" " Ah. Ok". A forza di leccarmi le ferite la mia pelle diventerà a squame.
Pensate realmente che Candy Crush sia più interessante di noi?
Allora chiedete ai pesciolini colorati di scoparvi. Così imparate.

Poi ci si mettono anche loro, gli uomini, che non si sa perché, invece che giocare alla Play hanno un bisogno estremo di dire la loro. Un amico di recente, abbassando lo sguardo manco fossi Medusa, e fossi sul punto di pietrificarlo, ha pensato di confidarmi che noi siamo effettivamente bellissime ma...non so come dirvelo.
Facili. Ecco.
Sappiate che gli ho dato un calcio sul malleolo. Per vendicare me, e tutte voi.
Così. Per protesta.

Ovviamente la cosa mi ha fatto riflettere.
E' nata prima la donna che si evolve e diventa disponibile, o l'uomo che smette di provarci?
Non lo sapremo mai. Certo è che se gli uomini non corteggiano più le donne perché queste sono troppo disponibili, va detto che le donne sono più disponibili perché, o che ci pensano da sole, o campa cavallo. Quindi siamo in mezzo ad un girone infernale.
E se posso dire la mia, me la tengo un mese in più, anzi, mi travesto da Maria Goretti, pur di ricevere un mazzo di rose, rispondere ad una telefona carina, o uscire con uno che mi apra la portiera della macchina.

Ma siamo proprio sicuri che la colpa sia unicamente della disponibilità?
E del porno che ne pensiamo? Sia chiaro. Non ho nulla contro il porno. Ma con un attimo di equilibrio. E con un filo meno di morbosità.
Se una volta il film porno rappresentava le fantasie sessuali più esplicite e taboo, oggi è alla portata di tutti. Ho sgamato pure il mio vicino in aereo, mentre era molto assorbito da RedTube. Così assorbito che per i primi 5 secondi si è pure dimenticato l'audio attivo. Da applauso.
Poi sei lì, la prima sera, con uno che ti piace pure, e questo pensa di essere il co protagonista di un filmino.
Non devi vincere il Golden Globe del porno, idiota!
No, la mia gamba non va dietro alle orecchie. Non faccio stretching dal '94.
No guarda, magari prima di andare lì, proprio lì, chiedi almeno il permesso.
Eh, Gigi, quello è l'ombelico.
Eh. Ok. Non toccherei così le tette ad una donna manco fosse una mucca da mungere. Ma tu fai pure, che non mi offendo.
Amico, se è possibile effettua un'inversione a U. Che qui non ci siamo.
Ecco si. No ma tranquillo, continua a muoverti pure così che tanto io non farò pipì per 6 mesi dal bruciore. Ma tu stai sereno eh!
No. Non ululo. Abbi pazienza sono stata cresciuta da una mamma, non da un branco di lupi!
Ehi tu. Come cazzo ti chiami. Con tranquillità ti dico che se non mi prendi a schiaffi io sono felice ugualmente.
Perché dovrei dirti delle parolacce? Perché? Già penso da quindici minuti che la prossima volta, piuttosto che venire a letto con te, mi guarderò 6 film coreani di fila, secondo te, ti dovrei anche insultare ad alta voce? Non basta quello che ti sto dicendo mentalmente?
Scusa, Gigi, cos'è quella? Una telecamera? Ah capisco, stai facendo un filmino! Tipo quello della prima comunione? Lo farai vedere ai parenti il giorno di Natale? Oh scusa per la testata! Hai perso 4 denti? Non l'ho fatto apposta. Pardon.

Ecco. Il punto è che essere donna oggi è un inferno. Molto divertente. Ma sempre un inferno.
La verità è che ci sono un sacco di donne belle, single, intelligenti, simpatiche, e con un lavoro decente, e circa la metà di uomini con le stesse caratteristiche e con una spiccata eterosessualità. Mentre loro, i maschi, escono di casa e hanno un banchetto ricco in cui potercisi tuffare, noi siamo costrette a sentirci dire frasi come " Ehi bella, hai Facebook?". "Si. Ma tutti i miei contatti li ho uccisi."


Faccio un appello: Ci preferite dei pali in culo? A me personalmente stanno sulle balle le donne pali in culo. Mi sembra sempre che si scandalizzino davanti a ogni cosa. Che mangino l'insalata al posto della fiorentina. Che siano da succhi di frutta e non da vino rosso. Che si spoglino solo al buio. Una tristezza infinita.
Noi siamo disinibite. E' vero.
Volete tipe così? Ok. Ci sta. Ma poi non lamentatevi che vi annoiate, perché vi annoierete di sicuro.
E voi piantatela con i porno, che siamo brave anche noi. E fantasiose. E poi le attrici fingono. Noi no.
Non sempre almeno.

Ho deciso. Nella prossima volta voglio rinascere Koala. Stare sugli alberi per sempre.
Ingozzarmi del mio cibo preferito tutto il giorno. Fare all'amore solo per filiare. E basta con tutte ste minchiate.
O anche lesbica. Devo decidere.











martedì 25 febbraio 2014

Siamo indipendenti o siamo sole?

Nasci.
Cresci un pochino.
Cartoni d'amore.
Storie d'amore.
Romanzi d'amore.
Film d'amore.
Esci con uno.
Uno schifo.
Esci con un altro.
Tragggedia.
Resti single.
Viva l'indipendenza.
Invecchi.
Non ti caga nessuno.
Muori.

La donna moderna ha fin dall'infanzia una serie di stimoli che la porteranno a volere spasmodicamente una famiglia e un uomo da accudire.
Barbie senza Ken non è completa. Via alla Nouvelle Cousine a Natale, la Baby Mia al compleanno e storie strappalacrime che terminano tutte con un bel Happy Ending, durante tutti gli anni che vanno dalla culla alla pubertà, quando Aladdin (povero, cattivo ragazzo, con l'addominale in bella vista), verrà sostituito da romanzetti Harmony, che replicheranno esattamente i cartoni preferiti, con un pizzico di cunnilingus in aggiunta.
Poi succede.
E ci risvegliamo a 25 anni che capiamo che qualcosa deve esserci sfuggito.

Abitiamo da sole, gestiamo una casa, appendiamo i quadri senza creare mondi paralleli dall'altra parte della parete.
Siamo leggere, ma non superficiali.
Siamo quelle che guardano Sex and the City e amano Samantha Jones.
Siamo quelle che l'Enel ce lo paghiamo da sole, mica 50 e 50.
Siamo quelle che tra Soldato Jane e quella squinzia di Colazione da Tiffany, tutta la vita la cazzuta pelata.
Siamo quelle con la valigia sempre pronta e il cuore in subbuglio.
Siamo quelle che se attuassero tutto quello che hanno in mente, sarebbero più pericolose di Dexter.
Siamo quelle che si commuovono quando conoscono maschi carini ed eterosessuali. 
Siamo quelle del bucato solitario al sabato, e se la lavatrice si rompe c'è dio Google ad aiutarci.
Siamo quelle che il "per sempre" non se la sentono di prometterlo neanche a Fastweb, figuriamoci ad un uomo.

Siamo quelle del: Si, tu vai dove ti porta il cuore. Io aspetto al bar.
Siamo quelle a cui la notte non porta consiglio. Ci ricarica solo il cellulare.
Siamo quelle che limonano tranquillamente con chi è vestito meglio di noi.
Siamo quelle che le amiche sono un pezzo di cuore.
Siamo quelle che tra un maschio noioso e una colonscopia, votano per la colonscopia.
Siamo quelle dell' Andrà tutto bene.
Siamo quelle che davanti ad un'invasione di zombie, imbracciano in fucile e sopravvivono.

Perché siamo fottutamente indipendenti.
Scegliamo l'università che più ci ispira, viaggiamo da sole, decidiamo quanti uomini provare in un mese, e ci sentiamo le padrone del mondo.
Siamo quelle che i nostri spazi sono sacri.
Siamo quelle che non cucinano per un uomo, al massimo un uomo può cucinare per noi.
Siamo orgogliose di noi stesse, perché ci dissero che avremo potuto essere chi volevamo.
E noi abbiamo scelto di prendere in mano la nostra vita, e fare quello che più ci aggrada.
E sullo slogan de il corpo è mio e faccio quello che voglio, abbiamo acquisito anche una svariata propensione al mignottaggio e all'indipendenza sentimentale.
Ci rattristano in maniera vergognosa quelle femmine medie che piuttosto che sole meglio fidanzate, o quelle che quando hanno 5 minuti di noia, sbavano come Terranova all'idea di trovarsi un partner.
Noi no.
Noi ce lo scegliamo come e quando vogliamo. E se ci piace tanto tanto bene, sennò affanculo.
La relazione più importante la creiamo con il nostro amico Vibro, e abbiamo la consapevolezza che nessuno ci amerà mai come il nostro cane.
Tutto bene quindi.
'Nsomma.

Gli anni passano, e al quarto Natale di fila che ci auto regaliamo un lupetto color ocra, capiamo che qualcosa è andato storto. Che al sedicesimo party a cui andiamo da sole, più che indipendenti passiamo per ubriacone che non vogliono rinunciare al free drink.
Le amiche si accasano.
Ma noi siamo ferree.
Se non ci innamoriamo, nessun pisello potrà varcare la soglia di casa nostra per più di due notti di fila.
Una fermezza che manco un generale delle SS.
Poi una domanda inizia a pesarci in maniera terribile: Siamo indipendenti o siamo sole?
Quanto ci manca perché il nostro cuore si inaridisca completamente?
Da indipendente e figa a puzzona e gattara, quanto ci vuole?
Ogni tanto prima di dormire pensiamo che forse non era esattamente questo, quello che ci auguravamo per noi, da bambine, e che forse la felicità consiste nel sapere con chi invecchiare.
Ci ritroviamo a fumare una sigaretta contro vento e capiamo che due boccate sono effettivamente troppo poche per essere soddisfacenti. Che i piaceri dovrebbero avere un equilibrio.

E allora a questi maschi strani, decidiamo di dare una chance.
Rimaniamo indipendenti e cazzute. Il giardino ce lo puliamo da sole e la casa ce la arrediamo come piace a noi.
Ma magari, tra una riunione, la spesa, le amiche, e la Zumba, ci possiamo dare la possibilità di avere qualcuno che capisca come siamo, che non sia terrorizzato da noi spadaccine moderne, taglienti e terribilmente sarcastiche.
Qualcuno che ci lasci fare la valigia quando vogliamo andarcene, e che ci aspetti a casa quando torniamo. Perché poi, siamo quelle che spesso tornano.

Vorrei vedere donne indipendenti, non succubi dell'uomo a cui immolano la propria dignità, femmine dai cuori di ghiaccio fuso, compagne e amiche dell'uomo, libere e sincere. Vere.
-Charles Bukowski-











giovedì 20 febbraio 2014

7 Tipologie di uomini più dannosi dell'ebola africana

E' una legge matematica.
Passi anni a cercare di capire, interpretare, studiare le mosse dell'avversario, ti apposti ad ammirare la specie selezionata, meglio di un fotografo del National Geographic, che ecco.
Tutto quello che pensavi di avere finalmente imparato, non serve più.
Appena hai capito come funzionano questi piselli psicotici, ti fidanzi. O meglio ti ci fidanzi.
Proprio ci vai a sbattere dentro.
E poi uno non di deve incazzare.
Allora l'unica cosa che possiamo fare noi CIR (ciniche, isteriche romantiche), è quella che tramandare il verbo. Perché altre scolarette non incappino negli stessi nostri errori.
Penso che ci siano davvero degli uomini meravigliosi, là fuori. Uomini con il cuore e le mutande traboccanti d'amore.
Uomini che vi saranno fedeli, vi capiranno, vi rispetteranno, vi elogeranno, vi insegneranno cose nuove senza farvi sentire fesse, impareranno da voi senza farvelo pesare. Uomini con cui ridere, piangere, e viaggiare.
I più però, saranno dei cerebrolesi che vedranno solo una cosa in voi: patonza a gogò. Vostra e delle vostre amiche.
Ecco una semplice guida per sapere riconoscere le 7 tipologie di uomini più dannosi di una pestilenza. Una brutta eh.
Chiameremo questa evoluta specie Caio, sempre per non fare nomi.

Dopo l'incontro con questi "uomini", vi basteranno al massimo 2 tequile per risanare il morale.


7- Caio che si scoperebbe anche un termosifone. Ebbene si. Fa parte di quell'affascinante e raffinata categoria di uomini che non s'attardano a dirti che in carestia ogni buco è galleria.
Quelli che ogni donna non proprio cresciuta nella giungla, non vorrebbe mai presentare alla nonna, pena l'esclusione dal testamento. Sono una specie di Neanderthal che vedono due tette e non riescono a tenerlo nelle mutande. Il loro sogno è di sposarsi una vagina gigante con tanto di velo da sposa, e bouquet che non si sa mai che i presenti siano confusi.
Non sono molto pericolosi perché sono facilmente riconoscibili. Inseriscono la parola "casa mia" in ogni frase, come messaggio subliminale per portarvi nella loro tana: " Ciao cara, casa mia" "Cosa fai dopo, casa mia" "Vuoi una birra, casa mia". Al primo bacio vi troverete la loro mano tra le cosce e e la lingua nelle orecchie, che dicono faccia molto bon ton.
Se Caio è un Caio decente andateci pure, a casa sua. Ma così, per raccontarlo un giorno ai nipoti.

6- Il Caio che menziona più di 2 volte la sua ex. Attenzione questa è una specie subdola, che a confronto la vedova nera è Pierino.
Lui vi parla amabilmente, magari è piuttosto belloccio, che non guasta mai, e non ha fatto ancora nessun commento sulle dimensioni generose del vostro culo. Uno da sposare, insomma.
E mentre parlate di quanto buono sia il vino lui ve la butta lì "Si l'ho bevuto con la mia ex". Voi, che siete scaltre come volpi non ci cascate e fate finta di niente. Poi però vi accorgete che questa creatura a forma di ex fidanzata compare spesso. Che stia dicendo "Questo tavolino lo vorrei fare ingoiare alla mia ex, bicchieri di cristallo taglientissimi compresi " o " La tua quarta cugina di secondo grado era all'asilo con la sorella della mia ex" poco importa. Gatta ci cova. Non fate le struzze.
La pensa ancora. E il maschio moderno adotta sempre più spesso le nostre tecniche preferite. Una su tutte il Chiodo Scaccia Chiodo. Fuggite. Ditegli che il vostro ex vi aspetta nudo alla toilette e scappate a casa dove vi convincerete che i vostri migliori amici siano i sex toys. Un giorno mi ringrazierete.

Dopo l'incontro con questi "uomini", vi risolleverete con:  2 tequile e le amiche come gruppo di sostegno

5- Il Caio che parla al plurale già dal primo appuntamento. Nella mia vita è stata una costante.

Esco a cena con Caio. Non so ancora se lo vorrò rivedere o se cambierò SIM, città e continente pur di stargli lontana, e lui parla già al plurale. "Quest'estate potremo andare a fare un giro a Ostia Sud". "Minchia, che culo". "Potremo andare a una mostra, a prendere un gelato, al mare, dai miei". Non importa cosa vi proporrà. Può essere un weekend da sogno in cui vi inciderete a fuoco i vostri rispettivi nomi sulla pelle, o una briscola a Bibione Pineda. Questo non vi ha ancora viste nude e fa progetti. Che cazzo di progetti fai che manco mi conosci? Potrei essere la reincarnazione di Lucrezia Borgia e stare per avvelenarti il vino, e non farti arrivare alle 23.00, coglione. Ma lui parla, parla parla. E dopo 5 minuti avrete dimenticato i vostri progetti da serial killer e vi perderete nei SUOI sogni. Suoi, perché non saranno mai vostri. Svegliatevi. Non li attuerà mai. E voi ci cascherete come pere, e prima che lui finisca di dire Supercalifragilistichespiralidoso, voi nuoterete con le paperelle in un brodo di giuggiole, e lui penserà che potrà dire quello che vuole, perché tanto non vi chiamerà più.


4-  Il Caio che se potesse si limonerebbe i suoi addominali.  Voi siete lì che mangiate un Big Tasty Bacon con aria di una che sta per raggiungere l'estasi del piacere, e notate che lui vi guarda come se un enorme sacco della spazzatura gli corresse incontro.
Il Caio in questione è pericoloso solo perché in breve tempo vi farà sentire uno schifo.
Siete donne con un decente ego? Non andate mai con uno così. In men che non si dica inizieranno discorsetti sul quanto faccia male il cibo spazzatura e quanto sia meraviglioso lo sport. "Amore andiamo a Gardaland questo weekend?" "Si, a piedi". "Ma abitiamo a Padova!" "Appunto". 
Fanculo tu. Tu che pensi che lo sport sia la soluzione a una vita figa. Per me lo sono i Nachos, e quindi? Mandatelo a cagare. Da settembre a maggio. Uno così è utile solo per far sfoggiare il suo fisico in spiaggia e causare l'invidia profonda di quelle super milf in topless. That's all.

TOP 3 DELLE MERDE DE MERDIS ( Con 2 tequile, le amiche come gruppo di sostegno, e un paio di scopate a random, dovreste tirarvi su di morale. )

3- Il Caio che ha preso una laurea in broccolaggio estremo.  Anni e anni di pratica lo hanno portato a diventare terribilmente abile nel gioco della seduzione. Due frasi e un sorriso e voi rotolerete per terra come se foste sotto elettroshock. Vi convincerà che siete speciali e in men che non si dica vi guarderà con l'occhio spermatozoico in camera da letto.
E voi cadrete in ginocchio, manco fosse possedute dalla reincarnazione di Moana Pozzi. 
Avrà anche il coraggio di dirvi che come voi, nessuna mai. Che era da una vita che aspettava una ragazza così. Che il suo futuro non riesce proprio a immaginarselo, senza di voi. Non importa che siate alte e un metro e pesiate 110 chili, o che abbiate recentemente vinto Miss Padania. Lui vi farà sentire snelle come giraffe e belle come una Miss vera.
Poi accennerà all'idea di un secondo incontro insieme, a una possibile chiamata in settimana, a un eventuale brunch. Ahahah. Scordatevelo, e rifatevi l'ego per quelle due ore che si dedicherà a voi.
Perché il giorno dopo sarà sulla vostra lista nera dei Desaparecidos. Tutto il resto è noia. E alcool.

2- Caio quasi ex fidanzato. "Sono in crisi, tu mi piaci moltissimo, devi ancora avere solo un po' di pazienza". Ecco. Se non volete essere ricordate come le non fidanzate del nuovo millennio fuggite, come se foste rincorse da squali a 6 zampe (nuova specie ferocissima e molto incazzata). Se voi siete le amanti, o quasi amanti è solo perché avete qualcosa che la sua attuale ragazza non ha. Siete una pentola d'oro di quello che a lui manca. Sesso, leggerezza, dolcezza? E' uguale. Ma questo non vuol dire che se fosse single sceglierebbe voi. 
E neanche se dovesse sceglier con chi fidanzarsi. Perché se gli piaceste così tanto, la pupilla l'avrebbe mollata con la stessa velocità con cui voi mollaste il primo fidanzato sfigato e con l'acne, per il bullo della scuola.
Non la lascerà. E se lo farà è perché ha già un'altra. Voi sarete ricordata per gli anni a venire, come quella che lo fece finalmente decidere. Chapeau

AND THE WINNER IS: ( Con 2 tequile, le amiche come gruppo di sostegno,  un paio di scopate a random, e almeno due paia di scarpe nuove, dovreste tirarvi su di morale. )

1- Caio quarantenne allergico alle relazioni. Io lo so che ci siamo passate tutte. Ma ogni volta è dolorosa come la prima.
Esordisce con un "Non ho mai trovato la donna della mia vita". "Ah no? E quante relazioni hai avuto"
"115. Nessuna seria, però" -Ah. Capisco-.
Che dica o no che sia pronto ad impegnarsi, che vi informi di un'improvvisa voglia di avere tanti bambini, o in alternativa un esercito di scimmie, non importa. Se ha quarant'anni ed è single, non si è mai sposato e non ha mai convissuto, sappiate che non lo farà con voi.
Questa specie è pericolosa come un virus della malaria.
Vi colpisce in 12 ore. Alla tredicesima siete agonizzanti. Alla 20esima morte. Alla 24 avrete intorno le telecamere di Pomeriggio 5 che informano il pubblico di Barbara che eravate tanto una bella persona.
Questo perché sto tipo raggruppa quasi tutte le categorie precedenti. Probabilmente sarà discretamente figo, ci saprà fare, vorrà scopare, vi prometterà un futuro, e si terrà stretti i suoi glutei marmorei, che sono la prima cosa su cui avete buttato lo sguardo.
Aveva 20 anni per impegnarsi. Sfigato in amore? No. Semplicemente un coglione colossale, spaventato come un cucciolo di criceto dalle relazioni che implichino un impegno maggiore di un weekend. Oppure è qualcuno che ha più segreti del Conte Vlad.
Pericolosissimo perché quando capirete che non si impegnerà neanche con voi, vi sarete talmente illuse da aver già spedito gli inviti del matrimonio ai vostri parenti del Sud.

In bocca al lupo amiche. E ricordatevi. Se un fidanzato l'ho trovato io, c'è speranza per tutti. 




lunedì 17 febbraio 2014

Caro dio, sono a dieta ed è colpa tua

Caro dio,
ti espongo velocemente il problema, perché mi dicono che c'hai cazzi un po' più importanti dei miei, quindi non voglio rubarti troppo tempo.
Ti prego da quando sono piccola, e solo ora capisco che a volte ti ho scambiato per il genio della lampada. Mi scuso.
Comprendo dunque perchè non sia mai arrivato il pony, né tantomeno il pene perfetto per le mie esigenze. Chiesto ripetutamente e con una certa insistenza per anni di fila. Non sono sacrilega, sia chiaro, solo molto realistica.
Se esistesse Cupido pregherei lui, ma tu mi hai fatto ripetere che esisti solo tu, quindi i miei problemi sessuali te li becchi tutti. Mia mamma inizia ad avere un'età, non posso continuare a raccontarle tutto, sennò si agita e non mi dorme di notte.

Iniziamo dio con il parlare che la tua infinità bontà è distribuita di merda.
E questo lo deduco dalle amiche che TU mi hai fatto incontrare.

Ce ne sono di due categorie diverse: quelle che mangiano come bisonti in calore, e le riconosci subito. Ai buffet aziendali perdono completamente la dignità, ogni 2 ore hanno famina, e sono il terrore degli "All you can eat". Ti portano a mangiare nei posti più grassi della città, dove non esiste neanche l'opzione insalata (che se anche ci fosse, non sarebbe presa in considerazione).
Vengono a casa tua ed iniziano ad aprire le ante della credenza "Cazzo ma hai solo Pavesini?" "Sai com'è, peso come un elefante adulto."
Poi ci sono quelle che non toccano cibo. Fanno una vita demmerda ma sono anche fatti loro. Mai una soddisfazione culinaria. Sono quelle che al ristorante sono capaci di consumare una razione di cibo che tu non accetteresti manco sotto i bombardamenti.
E fino a qui nulla da eccepire se non fosse per il fatto che entrambe sono magre. Non un po' in carne, ma chissenefrega perché sono tutte tette, e le tette donano. No. Neanche un pelo curvy che in estate ti metti a fianco a loro e non fai proprio la figura di una che sta partecipando a " Extreme Makeover Diet Edition". No. M-a-g-r-e.
Magre che possono indossare qualunque cosa e non c'è l'ombra di pieghetta sulle maniglie laterali, o segni di cuscinetti adiposi, mannaggia a loro. Magre che possono azzardare il temutissimo connubio mini gonna e ballerine , senza sembrare rinoceronti con polpacci alla Maradona. Quelle del costume a fascia, per capirci. Io l'ultima volta che ho messo un costume a fascia  avevo le tette che arrivavano alla zona pelvica.
E qui inizio a tirare dei dii che neanche ti immagini, dio.
Perché io non appartengo a nessuna di queste 2 categorie, ma sono inserita in diverse altre.
Un po' come su Youporn. La stessa donna può appartenere a molte categorie differenti.
Ecco.

Il mio nome è tristemente archiviato in:
1) Ossa grandi (perché se c'avevo le ossa piccole, mica lo facevo sto casino)
2) Propensione a mangiare qualunque cosa che abbia più del 30% di grassi ogni 100 gr. Sono una di quelle che la Nutella non se la spalma sul pane. Per chi mi hai preso? Nutella e pizza, quello è il connubio vincente!
3) Sport? Che minchia è lo sport? La stessa voglia che ho io di fare sport, ce l'ha un maiale di diventare salsiccia.
4)  Pigrizia innata. La cosa più movimentata che faccio, è la lavatrice.

Ora. Ripeto che c'hai i tuoi cazzi. A Vladimir Luxuria prendono le generalità in Russia e Raffaella Fico dall'alto dalla sua raffinatezza, ha lanciato il calendario. Cazzi seri eh i tuoi, lo comprendo.
E non mi sarei presa il disturbo di invocarti se non fossi arrabbiata.

Perché dio, ho commesso l'ottavo peccato capitale.
Mi sono pesata quando ero di ottimo umore.
Io solitamente, odiando la tristezza, sono una di quelle che si pesa circa 2 volte l'anno. Così, per mantenere integro il sorriso.
Ieri, vedendo che i miei fianchi erano larghi come il lavandino del bagno, sono salita sulla bilancia.
Che manco pensavo di avercela, la bilancia.
Al massimo peso i pomodori, mica il mio culo.
E mentre ero lì, con faccia da babbea incredula, ho vissuto in prima persona le 5 fasi dell'elaborazione del lutto.
1) Fase della negazione. "Questa bilancia di merda è rotta. Ha assemblato il mio peso e quello della valigia . Quella grande eh. Quella che ho pesato prima di partire per 20 giorni negli States"
2) Fase della rabbia "Ma no porco cazzo! Porco porco cazzo! Che madonna ho mangiato? Una tribù di bambini dell'Indonesia? Ma dai! Non ti sembra di punirmi troppo, dio? Siamo spiritosi oggi?"
3) Fase della contrattazione o del patteggiamento "Va beh dai. Adesso inizio col tapis roulant. Giuro. Non mangerò più nulla fino a che non  sverrò e non morirò, e sulla mia lapide scriveranno che si, sono morta, ma morta da magra"
4) Fase della depressione "Cioè io sono effettivamente in carne, e nessuno mi si scoperà più. Cioè rimarrò sola. Emarginata. La gente mi fotograferà per strada scambiandomi per Godzilla. "
5) Fase dell'accettazione "Ok, le mie braccia sembrano quelle di un lottatore di sumo. Per dio, c'è gente che crepa ogni giorno per motivi peggiori. La disoccupazione giovanile è al 48%. E poi, guarda che tette!"

Ecco dio, tutto questo per incentivarti nella prossima vita a fare meglio.
Voglio rinascere magra, figa e disponibile, e cerca di mantenere questi tre elementi, perché se ne cavi anche solo uno, non hai capito un cazzo.
Per il momento inizierò la milleeduecentesima dieta, che fallirò, perché dio, dio bello, mi hai fatto affamata. Affamatissima. Il mio cane Gianni, dopo anni di canile è meno affamato di me.
E fai che non mi mangi anche lui, Gianni, che non si sa mai.

Ah, e grazie per avermi fatto auto ironica, in questa esistenza. Che sarò anche grassa. Ma abbastanza felice.

Ultima cosa. Se mi volevi magra, perché hai creato i fast food? Perché non hai indirizzato un'asteroide verso i ristoranti che prevedono più di due piatti di fritto? Sai quanto io ami il fritto. Mi friggerei anche i mobili, pur di leccare l'impanatura.

Che altro castigo prevedi per me? Un dietologo? Dimmelo subito che mi regolo.

In fede tua,
MaryG. Cicciona cinica, isterica e romantica.



mercoledì 12 febbraio 2014

Perché le stronze vivono meglio (e scopano di più)

Ci sono tipi di donne che io ammiro spasmodicamente.
Ammiro il culo di Beyoncè. Che non cede mai. Maledetto.
Ammiro i finti pentimenti post tradimento di Kristen Stewart, degni di una Kardashian qualsiasi.
Ammiro quelle che riescono ad avere un lavoro full time, portare fuori il cane, tenere pulita la casa e avere anche l'energia di darla al marito.
Ma più di tutte, ammiro le finte distaccate. Le stronze, per capirci.

Scena tipica. Esco con il lui di turno (che chiameremo Max). Serata perfetta. 
Ha anche perso l'orientamento tra una mia tetta e l'altra,  che dicono essere un ottimo segno.
E' complimentoso ma non melenso. E' gentile ma non zuccheroso. Alterna le risate alla serierà.
Insomma Max ha ottime possibilità di farsi fare una fellatio entro il quarto appuntamento. 
Poi ci salutiamo e torniamo alle nostre vite.
O meglio. Lui torna alla sua vita.
Io inzio quella della detective-segugio-col-cazzo-che-mi-scappi.
Una vita d'inferno, lasciatemelo dire.

Mi collego ogni 6.5 minuti esatti a Whatsapp, perché metti che mi scriva e io non me ne accorga. Neanche i guerriglieri del Sud Corea ebbero così tanta suspance. 
Guardo il suo profilo Facebook ogni 42 secondi netti, per capire se ha pubblicato uno status che tra le righe parli di me. Ovviamente queste minchiate le facciamo noi, gli uomini manco si sognano. Ma io ci casco sempre. 
Poi me lo sogno di notte. Che neanche facciamo all'amore. No, me lo sogno così, come si sogna il catechista. Mai una gioia. 
E in men che non si dica parte una paranoia degna di Dorothy nel regno di Oz.
"Non mi sono neanche messa le ballerine, cazzo, un po' di riconoscenza"!
"Neanche abitassi in Nuova Guinea, quanto può costargli una telefonata? 5 cent? Pulcioso maledetto"
Le amiche vengono chiamate a raccolta. Si analizzano gli sms meglio di una squadra di CSI. 

I messaggi vocali vengono interrotti di continuo per carpire una nota d'amore nella sua voce.
Roba da psicopatiche insomma.
E intanto Max latita. Max viene soprannominato Max il Fuggitivo, o Max l'Illusionista . 
Questo poveretto magari si sta facendo sciogliere i muscoli dal fisioterapista, e non sa che dall'altra parte della città ci sono ovunque foto segnaletiche con la scritta: "Max lo Stronzo, ricercato".
Perché ammettiamolo. Chiunque non chiami le prime 12 ore post appuntamento è uno stronzo, e si merita il rogo. 

Ecco, io in questi momenti di lacrime e bestemmie, vorrei essere una di quelle. 
Una stronza. Meravigliosa categorie di donne, dalle emozioni congelate e dall'intelligenza iper sviluppata. 
Quelle che sanno come si fa.
Che me lo spiegassero, perdio.
Sono quelle che ignorano Max. Non importa che sbavino come lumache al solo sentire la sua voce, o che abbiano già ordinato gli asciugamani con le doppie iniziali per il loro futuro bagno.
Le stronze sembrano distaccate.
E mentre noi vorremmo scatenare la rabbia sulle nostre unghie e provocarci sessioni costanti di dolore, con una compilation di cerette brasiliane, loro sono calme.
Pacifiche.
Un aplomb da poltrona del '700.
"Ma si, chiamerà, e se non chiama fotte, sai quanti ce ne sono meglio di lui?"
"No, francamente no".
"Ma si dai. E' carino, ma niente di che"
"No certo. Il tuo niente di che, mi fa ridere, paga la cena, ed è affascinante. Roba che non mi capitava di trovare queste 3 caratteristiche insieme dal 2001, che vuoi che sia"
"Esagerata"

Ecco, la stronza è così.
Risponde agli SMS almeno 5 ore dopo, che non si sa mai, che lui pensi che sia già legata.
Controlla il cellulare ogni 10 ore.
Ha sempre un sacco di cose da fare. E tutte quando lui le chiede di uscire.
"Ciao, sei libera stasera?"
"Guarda, grazie ma sono impegnatissima, ci aggiorniamo il prossimo mese"
L'impegnatissima si riferisce al lavaggio del barboncino nano.
Che nervoso.
Ovviamente mentre loro sono appositamente distaccate, con una faccia di bronzo degna di una scoperta archeologica,  il Max di turno inizierà a bramarle come un serpente desidera un gattino.
E quando la stronza finalmente dirà di si, a lui sembrerà la più bella notizia del mondo.

E non esisterà che non la chiami più.
Ma soprattutto che non la scopi più.

Ecco, io penso seriamente che le stronze governeranno il mondo, un giorno.
E credo anche che ognuna di noi, abbia un'amica così. Magari la compagna di merende d'infanzia, o quella più spigliata del corso di Marketing.
E invece di dirle "Ma io seguo il cuore, e se mi sento di chiamarlo IO, lo chiamo io!( vi prego, non fatelo mai), ascoltate quello che vi consiglia lei.
Perché alla fine la stronza ha sempre ragione. E ha, e soprattutto avrà,
sempre più piselli di noi.
Amen.



lunedì 10 febbraio 2014

Confessioni di una cotta arrogante. Seconda Parte.

Quella fu una danza che rimase un po' nel cuore.
" Te la ricordi?"
" E chi se la scorda"
" Vorrei rifarla"
" Anche io"
" Sei lontano"
" Vado dappertutto"
"Allora sai dove trovarmi"
Ma fu lei a trovare lui.
Perchè voleva vedere se la pista da ballo piaceva ancora. Voleva provare ancora quei passi, affidarsi a quella sicurezza, imparare da quella novità.
Decisero che alle 11 si sarebbero riconosciuti ancora. Davanti a un albergo che sapeva di bello. Di epoca bella. Una garanzia di successo mica da niente.
Lei lo vide da lontano. Lui rise. Lei rise.
E la musica ricominciò prepotente.

Corsero però. Danzare non bastava già più.
Corsero per vie e per fiumi. Corsero sopra un ponte e dentro una piazza. Non attraverso. Proprio dentro. Che poi corsero anche dentro a se stessi.
Con entusiasmo.
Con tanta voglia.
Corsero e parlarono.
"Stiamo zitti per più di 30 minuti e per meno di 60."
"Che palle"
"Stai zitta"
Ma a stare zitti faceva proprio tristezza.
"Si sta zitti quando non si ha nulla da dire"
"Che cazzata"
E continuarono a parlare.
Sembra un film pensò lei.
Sembra una favola, sperò che pensasse lui.
Davanti al ghiaccio lui la guardò e lei se ne accorse.
Era uno sguardo pieno di qualcosa. Di tante cose, forse. Chissà che sia qualcosa di bello, continuò a sperare lei.
Fu una giornata piena di speranze. Con tanta realtà di mezzo.
"Non riesco a immaginare qualcuno diverso da me, per te".
"Ma finiscila".

C'era ansia.
Un po' di magia.
C'era tanto smarrirsi e ritrovarsi.
C'erano strade bellissime e conosciute. Altre bellissime e nuove.
"Chi l'avrebbe mai detto"
"Io no e tu?"
"No"
Guarda una danza dove può portarti, dissero entrambi.

Era una corsa quella. Contro il tempo. Contro il distacco. Contro il dimenticarsi.
-Ti prego non dimenticarmi- pensò lei.
" Andiamo a fare un viaggio"disse lui.
- No, non mi dimenticherà- pensò lei.
" E dove vorresti andare?"
"Non in Messico, è pericoloso"
" Se lo dici tu. Prendiamo una macchina e facciamoci l'America Latina"
" Fatta. Non troppo però. Un paio di giorni, sennò chissà chi ti sopporta, di più"
"Scemo"

C'era nostalgia ancora prima del lasciarsi. C'era l'ansia di dirsi delle cose. Non tutte però.
" E' bello stare con te"
" Mi diverte stare con te"
" E' la stessa cosa"
" Lo so, Scemo"
Su quei binari ci fu un bacio. Innocente, maledizione.
-Dio ti prego fa che mi baci. No ho cambiato idea. Dio ti prego fa che non mi baci-
Era sempre un po' così.
Fu veloce. Lei si girò e se ne andò. Non fu un andarsene. Fu per lo più uno scappare.
-Dio ti prego fa che mi segua. No ho cambiato idea. Dio ti prego fa che non mi segua-

E lui non la seguì.
Dio esaudisce i desideri in maniera bizzarra.
Dio esaudisce sempre gli ultimi desideri, quasi sapesse che stiamo per cambiare idea.
Dio esaudisce i desideri che non vogliamo davvero.
Ma lui si rifece vivo. Come un presagio, ancora prima che finisse la giornata. Come per dirle

- Stanotte sarò con te-.

E ci fu davvero.

giovedì 6 febbraio 2014

Vi spiego perché NON vi fidanzerete a Milano

2005. Salotto di un bilocale molto disordinato.
L'ennesimo pisello che non telefona. 
Io e le mie coinquiline con una bozza di vino ad analizzare, meglio di una equipe di psichiatri, l'ennesimo stronzo, egoista, finto prete, capitato sul nostro cammino.
Ah. La location è Milano.
Sottolineo Milano.

Dopo anni di racconti, strategie non-lo-chiamo-io-così-lo-farà-lui-, Non-gliela-dò-così-mi-sognerà-anche-al-supermetcato,  illusioni, film mentali degni dei migliori Golden Globe, ho capito. Abbiamo capito.
Non eravamo noi, il problema. 
Noi giovani ninfette con gli occhi pieni di speranze e il cuore traboccante d'amore. 
No.
Erano loro. I milanesi, razza da studiare.

Ho deciso quindi di stilare 8 motivi per cui fidanzarsi a Milano risulterà più difficile che seguire una dieta durante le feste di Natale.
Chiameremo il maschio medio di questa lista, Gino. Capitemi. Se metto i nomi veri, qualcuno assolderà un killer.
E ricordatevi. Non è colpa vostra. Mai.

1- Di Gino voi non saprete mai nulla. Né prima, né durante né probabilmente dopo. Lo so, è dura. 
A Padova funziona così. Conosci uno al bar. Meno di 12 ore dopo, ti saranno bastate due telefonate veloci per sapere: le ultime sue 3 relazioni (e spiare i profili Facebook delle ex, so che lo fate), dove lavora, di chi è amico, chi sono i suoi genitori, e, se avete agganci in banca, anche il suo estratto conto (so che fate anche questo, furbette). 
A Milano potete scordarvelo. NESSUNO saprà chi è lui. Io ad esempio dopo 10 mesi di amore, evidentemente unilaterale, ho scoperto che Gino, che mi prometteva campi di papaveri e unicorni, in realtà era fidanzato da soli 7 anni con una. Mi ci sono voluti 3 giorni per alzarmi dal letto. 
Ricordatevi: L'amore è eterno finchè non troverete qualcuno pronto a sputtanarlo. 

2- A Milano c'è troppa scelta. Buon per voi, chiaro. Ma purtroppo è anche buon per lui. 
Dove hai almeno 6 ristoranti di sushi nella stessa via, Gino avrà una quantità di patonza più figa e, se possibile, più disponibile di voi. E poiché Gino è deciso come un cucciolo di foca, voi non sarete MAI la sua ultima scelta. Perché ordinare hamburger quando può incappare in qualsiasi momento in una fiorentina?  
Vi faccio un esempio. Dopo diverse notti d'amore, con un Gino pittore, costui si premurò di dirmi "Domani sera esco con una. Dopo ti dirò se mi piace più di te." Il che io, 21enne sotto shock, gli risposi "Per me, domani sera puoi morire di morte brutta". Fine dell'illusione. La mia, ovviamente.

3- Gino è una montagna russa umorale. Il suo ottimismo, gioia di vivere, attrazione verso di voi, sarà oscillante come un titolo di borsa. Se vi piace innervosirvi dietro a un Gino bisbetico, a qualsiasi ora del giorno e della notte, Milano sarà la vostra Disneyworld. 
Uscite con un tipo favoloso? Ottimo. Godetevelo. Perché il giorno dopo potrebbe non esserlo più. Non importa che abbiano castrato il suo gatto, o abbia salvato una popolazione dalla malaria in Kenya. Lui sarà imprevedibile. Dalle stalle, alle stalle. Di stelle ne vedrete poche. 
E poi non ditemi che non vi ho avvertito. 

4- La seconda volta non è mai un caso. Scordatevelo di incontrare Gino per caso. In piazza, al locale in voga, o sul tram. Una volta visto, non ci saranno altre occasioni. Per questo i Gini sono così veloci. Ti vedono in posta e ti invitano a cena. Fighissimo. Però sappiate che se sperate in un secondo incontro fortuito, il destino vi farà il dito medio. Quindi amiche, se posso darvi un consiglio: TENETEVELA la prima sera. E' l'unico motivo per cui vi vorrà vedere ancora.

5- Sono emotivamente cauti. Non importa che Gino abbia ancora l'acne o diriga una multinazionale. In fatto di sentimenti sarà generoso come un tavolino. Emotivamente pigro. Per non dire sterile.
Ad esempio. Con il mio ex Gino, milanese incallito, dopo 2 mesi di frequentazione, ebbi la malaugurata idea di preparargli un bagno caldo, perché, povera sciocca provinciale, pensai che gli facesse piacere. Ero per caso impazzita??
Non fate il mio errore fanciulle.  Un bagno caldo sarà il gesto d'amore più eclatante ed esagerato che abbia mai ricevuto. E prima che l'acqua raggiunga la temperatura ottimale, lui sarà sulla porta e guardando in basso vi dirà" Ti chiamo domani". Andate a fare shopping. Non lo vedrete mai più.

6- Sono latitanti. Manco fossero ricercati dalla DIGOS. Dovete prepararvi psicologicamente per questo. Su 10 appuntamenti, Gino si dimenticherà del primo. E anche del secondo. Amnesia totale per tutto un pomeriggio (fatalità quello in cui doveva uscire con voi), per  altre 3 volte non si presenterà. Buca galattica. Perché? Boh. Gli è morta la nonna,  è stato rapito (non vi chiameranno per il riscatto, state serene), probabilmente è morto. Non lo saprete mai quindi mettetevi l'animo in pace. 
Ad altri 2 verrà. Di questi , ad uno se ne andrà dopo un'ora, perché il giorno dopo dovrà organizzare un meeting in cui decidere se bombardare la Kamchatka. Altre 2 volte arriverà in ritardo. Meglio di niente. L'ultimo appuntamento, il decimo si comporterà come l'uomo perfetto. Non siate colpite anche voi da amnesia. Una memoria da elefante vi permetterà di mandarlo a cagare prima che lo faccia lui. Dopo la Kamchatka.

7- I suoi genitori sono off-limits. Solo per voi, ovviamente. Se nel paesello la garanzia di avere un anello al dito era inversamente proporzionale a quanto i suoi vi adorassero, a Milano le cose si complicano. La mamma di Gino sarà una creatura mistica. Mezza donna e mezza anguilla. Sfuggente. Non la incontrerete mai. Ad un certo punto vi convincerete che Gino sia stato cresciuto dai cani randagi, e di notte, mentre dorme, lo indurrete a ululare. Giusto per avere la prove del nove. 
La mamma comunque c'è. E' pure sana. E probabilmente liftata. Ma lui ve la terrà nascosta. Come il terzo segreto di Fatima. E addio anello nel giro di 6 mesi. Ci sono passata. Credetemi.

8- Lui è la sua priorità. Poi arrivano il lavoro, gli amici e il calcio. Voi, nella lista dei suoi principali interessi,  siete tra il panino alla mortazza del pranzo, e la cugina di quarto grado da andare a trovare la domenica. 
Lo so. Vi hanno raccontato da bambine che un bel giorno sarebbe arrivato un principe azzurro (biondo) che vi avrebbe portato al suo castello a dorso di un cavallo bianco, e che con dedizione avrebbe vissuto per voi. Cercatelo da Crotone in giù, signore.

Buona fortuna ragazze. A quelle che si stanno accanendo su un milanese, a quelle che ci sono passate e dicono "Mai più, grazie mille", e a quelle che ci passeranno. 
Perché volenti o nolenti, un milanese nella vita capita a tutte.


martedì 4 febbraio 2014

Donne sull' orlo di una crisi d'età

Tra 5 mesi compirò 29 anni.
Che bell'età. Che bell'età del cazzo.
Mia mamma, l'altro giorno mi ha beccata mentre tristemente tiravo su le rughe della fronte. Tipo che se avessi avuto delle forbici e della colla, avrei combinato un casino.
Comunque. Lasciatemi spiegare perché i 29 sono un'età di merda.

I miei anni d'oro si sono svolti in una Milano entusiasmante, dai 20 ai 25 anni.
Condividevo un bilocale sui Navigli con due fulminate, la mia famiglia.
Bibi mi iniziò ai piaceri del vino, Elena ai piaceri della carne.
Non andavo a letto con Elena, sia chiaro, ma lei, circa il secondo giorno di convivenza, non ebbe nessun problema nel dirmi che dovevo darla via in maniera agguerrita.
Ed io presi questo suggerimento un pelo troppo sul serio.
Furono anni confusi.

Ricordo che dormivamo poco, e raramente da sole.
Ricordo di gente che entrava e usciva da casa, mai vista prima, e mai vista più.
Qualcuno trovato in un locale, che saliva per fare pipì, o che voleva un divano su cui recuperare le forze.
Ricordo che studiavamo di notte, perché di giorno pareva brutto, e di notte faceva figo.
Ricordo di sveglie abilmente ignorate alle 3 del pomeriggio.
Le sveglie non vanno mai ascoltate, all'università.
Si ha tutta la vita per rispettare orari indecenti.
Ricordo di partite a nascondino in strada, alle 4 del mattino.
Ricordo di cene, terminate con uno stravagante coma etilico. "Chiamo un'ambulanza? "Non dire minchiate e dammi del Prozac"
Ricordo di ottime e vane intenzione sul fare le pulizie.
Ricordo di animali, uomini sfacciati, e uomini che hanno provato a farci innamorare. Mai contemporaneamente però.
Ricordo di feste e di autostop.
Ricordo di loft di artisti e di canzoni cantate saltando sul letto.
Ricordo di materassi attaccati, perché dormire da sole a volte faceva paura.
Ricordo di preghiere. Tantissime preghiere. "Dio ti prego fa che mi chiami. Dio ti prego, se mi fai passare l'esame non limono più come un mignottone. Dio ti prego fa che questo non le abbia passato l'AIDS, che dalla faccia non si sa mai. "
Dio comunque era nostro amico. E miracolosamente ci ha sempre mantenute vive e in discreta salute.

Questa dei quasi 29 anni-porca-troia-sono-tantissimi- è un'età ridicola.
Prima era più facile.
Quando le parole erano parole e al massimo ci mettevi dentro un fottecazzo, e tutto era più chiaro, senza termini come selfie, o hipster, che ci fanno sembrare un branco di ritardati.

A 28 anni e mezzo sei in quel limbo atroce dove la metà dei tuoi amici stanno figliando e l'altra metà pensa Manco per il cazzo che mi metto una in casa, che non sia la colf.
Una metà sta prendendo dei master fighissimi in giro per il mondo, facendo bellamente ancora la vita dello studente, e quell'altra metà è manager d'azienda.
Una metà ha una casa propria con relativo muto-mi-paghi-per-quartant'anni-tiè- e l'altra metà non molla la mamma nemmeno se lei promette che non si suiciderà, e continuerà a fare il bucato per la prole avventurosa almeno due volte la settimana.
Una metà dice Ho quasi trent'anni devo mettere la testa a posto. E l'altra metà, Sto invecchiando meglio che continui a spaccarmi prima che arrivino i calcoli renali, la sciatica e addio party.
Questo è poi il dilemma.
Non ci è dato sapere quando è troppo presto e quando è troppo tardi.
Stiamo perdendo tempo o ce la stiamo vivendo un casino?
Non ci è dato sapere nulla.
Pensi ingenuamente che a quasi trent'anni esista una consapevolezza.
Col cazzo. Io, l'unica consapevolezza che ho è che un giorno morirò, e che Rossella avrebbe dovuto scegliere Rhett, e lasciare in pace quel piagnucoloso di Ashley, che non la meritava, per dio.
Non ho nemmeno consapevolezza sul mio gusto estetico.
Quando all'università arredavo casa c'erano due opzioni: o il mio appartamento era figo, o sembrava che avessi rubato la moquette ad un centro sociale. Due erano le alternative.
Ora sento cose come " Non male il salotto, molto shabby chic".
Che cazzo vuol dire shabby chic? Fa cagare? Ti piace un casino? Dimmelo su.
Nessuno mi dice nulla, ma tutti, con adorabile mestizia tipica di uno che ti sta per infilare un coltello tra le costole, mi ricordano
che ho quasi trent'anni.
E' vero. Ho quasi trent'anni.
E come diceva qualcuno: fino a quando la mie età inizierà con il numero 2, avrò ancora il diritto di essere scema, e il dovere di essere soda.
Sulla seconda ci sto lavorando. Giuro.