martedì 29 aprile 2014

WhatsApp, mi devi una relazione

Prendo un amore.
Uno un po' imperativo, categorico, un amore che spero mi urli Sono qui, sono io.
Prendo un amore così e lo unisco ad anni di ricerca di un amore così.
Di aspettativa. Di attesa. Di competizione. Di sudore.

Unisco questo amore che spero mi urli Sono qui, sono io e lo mescolo alle nuove tecnologie che dovrebbero aiutarmi, farmi capire, intuire, facilitarmi questa caccia all'oro.
Sono qui, sono io diventa grazie a questo miscuglio, una relazione perfetta.
No, ovviamente.

Perché se l'amore è eterno finchè dura, WhatsApp è eternopunto.

E così, con lo spirito di una maratoneta che sta per arrivare all'agognato traguardo, inizio una relazione virtuale 2.0 con il mio Sono qui, sono io.
Ma non è che la cosa sia proprio voluta.
Cioè.
Sono qui, sono io del nuovo millennio non telefonano.
Si fanno i piani telefonici da 19.90 euro al mese, con 500 minuti di chiamate incluse, che manco stessero per decidere al telefono le sorti della Kamchakta, ma non mi telefonano. In compenso hanno 1GB di Internet e stanno tutto il giorno su Facebook.

I vari Sono qui, sono io amano incondizionatamente WhatsApp.
E si dividono in due macro categorie.
Gli annoiati cronici.
"Ciao come stai?"
"Bene grazie tu?"
"Giornata così così"
"Cosa succede?"
"Mah niente"
Fine.
Sempre un mucchio di emozioni.
Siccome chattano anche con la madre in cucina, hanno perso totalmente la capacità di flirtare.
E non dicono un cazzo. Che se avessero ancora gli SMS pre abbonamento, quelli per capirci che costavano 10 centesimi caduno, vedi che queste boiate di certo se le risparmiavano.

Poi ci sono quelli, che se si può, sono anche peggio.
Gli allupati perenni.
"Cosa hai addosso?"
"Un maxi dress di H&M."
"Mmm. Mi eccito. Tirati fuori un capezzolo e inizia a leccartelo"
"Sono davanti al maxi frigo del supermercato. Vuoi che inizi anche a fare Muuu, ritardato?"


Tra queste due colonne portanti di testosterone, se ne aggiungono altre, non meno inquietanti.
Ho conosciuto uomini che si svegliano alle 3 di notte per collegarsi a WhatsApp per mostrare alle ragazze con cui stanno uscendo di essere in giro a far festa, innescando appositamente la loro gelosia, e la conseguente rottura di coglioni biblica.

Ho conosciuto molti Sono qui, sono io che fanno i poeti con il culo di Shakespeare.  Quella frase, intercambiabile, che leggo sperando che si riferisca a me, e mai, porca troia, si riferisce a me.
"Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni". 
-Io, con tutta la cellulite che ho, sono fatta d'acqua, altro che di sogni-. 
E via alle illusioni che quel cuscinetto adiposo sia una costellazione schiantatasi per caso sul mio gluteo sinistro.
O quella frase che dice:" Evviva, il Milan ha vinto!" e io penso abbia sempre un altro significato, più inconscio e nascosto, come se volesse urlare: "Stasera mettiti una lingerie arrapante, che sei mia. Ah scusa. Non solo stasera. Sarai mia per sempre, baby".
Ecco. Le farsi equivoche(cosa avete mangiato, la squadra che tifate, il colore della vostra cravatta) no, per favore, che ad illudermi ci metto un attimo.

Ho conosciuto degli Sono qui, sono io che digitano. Digitano da ore. Io sono lì, appesa tra la vita e la morte, agognante di essere invitata a cena e loro sono in sta scrivendo... da 10 minuti. I maschi dovrebbero sapere che la quantità di aspettative che creano in quei 10 minuti, può essere paragonata solo a quella di Raperonzolo di poter uscire dalla torre.
E non è che dopo quei cazzo di 10 minuti arrivi una dichiarazione d'amore. Neanche un sonetto. Una poesia? Una canzone? Un trailer romantico come a dire Ehi baby, stasera cinema? No. 10 minuti per scrivere Sono in riunione, ti chiamo domani. Eccerto. La tua riunione è con Obama e dura 24 ore! Cosa discutete, della pace del mondo?

Ho conosciuto una moltitudine di Sono qui, sono io online. Online per ore.
Ecco. L'online invece è il più grande dispensatore di insicurezza femminile della terra.
Innanzitutto, uomo, sei online e non mi stai scrivendo. Quindi stai chattando con un'altra.
Ci sarà un girone infernale creato apposta per te, scellerato bastardo.
E poco importa se lui sta prenotando via WhatsApp una ceretta all'inguine. Se è online e non mi scrive, gatta ci cova.

Non meno paranoico è il Sono qui, sono io che non chatta da 12 ore. In 12 ore io posso attraversare l'Italia in treno. E tu, uomo, vuoi dirmi che in 12 ore non hai scritto a nessuno, non ti sei mai collegato, non ti sei nemmeno palesato a tua nonna?
Ovviamente la verità è sotto gli occhi di tutti.
Sei a letto. Con una bionda. Tettona. 54 chilogrammi. Classe 93. Con le All Star. E il polpaccio magro.
E' ovvio, stronzo.

Tralascio la spiegazione di cosa avvenga nel cervello di una donna-me stessa, in primis,- quando vede il Visualizzato alle ore 12.03 e sono solo le 17.49, e ovviamente il Sono qui, sono io non si è degnato di rispondere, perchè si sa. Il maschio moderno è impegnatissimo.
Vorrei dire a questo Sono qui, sono io, che può levarsi dalle balle, perché non solo mi crea ansie continue, ma di uno così me ne faccio meno di una coccola post coito.

Ricapitolando: la tecnologia non mi sta aiutando, e mi trovo ad avere più paranoie di una quindicenne davanti ad un nuovo brufolo, il giorno del suo primo limone.
Chiamate, maschi chiamate.
Un ciao come stai, volevo sentirti, è sano, ci piace, non crea disagio e ve la diamo più volentieri.
Please.


mercoledì 23 aprile 2014

Il dramma, ve lo dico, dei maschi pinzettati

Quando le mie amiche hanno iniziato a parlarmi dell'assurdo connubio Uomini-SopraccigliaRifatte, io ho annuito. Come quando si annuisce davanti al racconto di un faccia a faccia con uno Yeti.
Non ci credi. Non ci puoi credere. Il tuo raziocinio te lo impedisce.
Ma si sa. Nell'universo del possibile non si può mai sapere.
Ed ecco. Come Freddy Krueger che esce dall'incubo e diventa realtà.
Cose brutte. Cose brutte ovunque. All'improvviso.

Ed io che pensavo che la parità dei sessi consistesse nel fare la spesa insieme, nell'avere un ottimo pretesto per farmi montare una libreria, nel potere essere in grado di esprimere le mie opinioni senza sembrare posseduta dal demonio e bruciata con il primo accendino disponibile.
Ingenua.
Se avessi anche solo immaginato che la parità sessuale imponesse che non solo, non posso accoppiarmi con chi mi pare perché comunque faccio la figura del mignottone, ma anche essere derubata della pinzetta delle sopracciglia, avrei firmato per essere chiusa a vita in una cucina ad infornare cupcakes. Grassa, muta e felice. Che a parte il muta, mi pare che ci siamo.
E invece no.

Non so per quale minchia di motivo, negli ultimi anni abbiamo assistito alla morte dei peli superflui su superfici maschili. Perché? Perché?
Già noi donne siamo costrette a traumatizzanti e infinite sessioni di depilazione, già ci hanno illuso per anni che esista il laser, quando anche il mio cane sa che non funziona neanche sotto minacce di morte, già non sappiamo se il tizio carino che abbiamo incontrato ci sbatterà contro un muro, o si sbatterà il nostro portinaio, perché adesso anche il nuovo binomio maschio-sopracciglia?

A meno che voi non abbiate avuto una mamma repressa, o amiate di più gli uomini che le donne, mi dite il gusto di strappare ogni cosa virile che esca dal vostro corpo?

Il disagio me lo provocano 3 forme in particolare, che non si sa bene perché, ma sono di modissima, specie da Bologna in giù:
1. Ali di gabbiano. Che già se uno non mi caga, mi innervosisco. Se uno non mi caga e ha anche codeste ali sopra l'occhio, mi viene da fare un discorso a Gesù.
O meglio. Mi viene voglia di corteggiare Gesù. Che tra l'essere ignorata da Gesù o da un tamarro, almeno con Gesù ho una giustificazione da dare a me stessa.
Per farla breve queste sopracciglia sono quelle che vi trasformano da uomo sexy ed etero, a ballerina truce del peggior Burlesque di Copacabana. Quelle per capirci, che dalle piume non sai mai se uscirà una tetta o un pene. O entrambi.












2. Sopracciglia creative.
Che ora spiegatemi il motivo. Già non bastava farvi delle rasature in testa raffiguranti soli, iguane o disegni maori, che neanche sapete con esattezza dove cazzo vivano i maori.
Se i baci sono di chi li provoca, per il cattivo gusto il concetto è il medesimo.
Vomito.

















3. Le sopracciglia del tronista.
Sono quelle un po' dritte, dall'inspiegabile finale spezzato.
Quelle che pensate diano un'aria molto dandy. In realtà, nell'anello evolutivo state tra un calciatore e un tronista. Ovvero a pari merito con uno scimpanzé. Complimentoni.
















Io raramente faccio appelli.
Ma questa volta farò un'eccezione. L'importanza della causa me lo impone.
Quindi se non volete che proponga una legge per farvi rinchiudere negli zoo, senza neanche un pubblico pagante pronto a studiarvi come sottospecie purtroppo non ancora in via d'estinzione, ascoltate le mie preghiere.
Basta. Che qui già siamo in difficoltà, ci manca anche subire i furti di pinzette. Ditecelo che ci volete sporche e gattare.
No dai.
Imparate da Clark Gable.




venerdì 18 aprile 2014

Dell'amore e di altri demoni

Le mie storie d'amore io le ricordo tutte.
Per un ragazzo, per un nuovo animale che portai a casa, per la mia amica,  per il primo romanzo dignitoso in cui per caso incappai.
Avevo circa 10 anni, e iniziavo a sentirmi umiliata nel dover continuare a leggere i vari Puzzy la strega sudiciona, e Clorofilla dal cielo blu. 
Capii che era arrivata l'ora di dare una svolta alla mia vita, aprendo un libro che non fosse scritto da uno che pensasse di rivolgersi a una mocciosa alla quale si potessero raccontare storie e fandonie di pari passo.

Fu così che misi il naso nella biblioteca della mamma, quasi a dirle Ora ci penso io, e tra tutti i libri ne scelsi uno con la copertina rosso fuoco. Dell'amore e di altri demoni di Gabriel Garcia Marquez.
Ci sono storie d'amore che iniziano così. Colpo di fulmine e via.

Tra leggende popolari e mito, il romanzo parlava di una ragazzina colombiana Sierra Maria, che durante una passeggiata al mercato venne morsa da un cane rabbioso. Cercata di salvare da tutti gli stregoni dell'America Latina con risultati nulli, il padre si convinse che era posseduta da Satana.
Un giovane prete cercò di aiutarla, ripulirla dai suoi demoni, parlarle, cullarla, fino ad innamorandosene perdutamente.
Che detta così potrebbe essere la trama del peggior romanzo Harmony sulla piazza.
E invece no.
Il dolore straziante raccontato come in una favola, la purezza di questa inconsapevole Lolita, la magia con cui si segue un racconto dal tragico finale, la leggerezza verso il tema della morte, capito perfino da me, una bambina con in mano un libro da grandi.
Una storia piena di demoni, uno tra tutti L'amore. Quello che consuma, quello irrealizzato, quello che ti spezza, ma senza il quale non riesci a vivere.
Ecco io lì, in quel momento, decisi che avrei voluto morire consumata dall'amore. D'altra parte fu proprio Gabriel a scrivere nel suo "Il mare del tempo perduto": Aveva sentito dire che la gente non muore quando deve, ma quando vuole.
Io avevo scelto il mio destino.

Al terzo rifiuto consecutivo però, decisi che l'amore non era cosa per me.
Troppo difficile, troppo drammatico. L'amore è per chi ha pazienza, e non ha null'altro da fare.
Quindi optai per una morte d'infarto come tutti, senza rompere tanto le balle al karma, che non mi sembrava il caso.
Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera, quanto più intensa.

Rivalutai l'amore, nel corso degli anni. Come un raffreddore che torna, che a volte vorresti dannare, e altre benedire, con il suo geniale presentarsi prima delle verifiche di scuola.
E' così la vita. Fare e disfare castelli di convinzioni per poter dire ogni volta "Ecco. Questo è il pensiero giusto. La strada giusta". L'Amore ai tempi del colera arrivò come un uragano a disturbare i miei sogni di amori monogami. Fermina che ama due uomini. Entrambi meravigliosi e non uno meraviglioso e l'altro terribile. Come qualsiasi storiella dal finale scontato. No.
Entrambi stupendi. E no, la vita non decide per lei, come spesso farebbe comodo.
Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello.

E poi Memorie delle mie puttane tristi, con quella frase lì, quella, che per anni mi riecheggiò nella mente come un tamburo impazzito, ogni volta che avevo il bisogno di giustificare a me stessa uno scalpitìo del cuore un po' più burrascoso: Presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo non sono gli amori felici, bensì quelli contrastati.

Subito dopo fu l'ora di Cent'anni di solitudine con quel Aureliano Buendìa e i suoi discendenti che si chiamano tutti come lui. Facevo una confusione pazzesca, tanto che ho ancora uno schemino scritto a mano, una sorta di albero genealogico in cui capire chi si sposava con chi, e quanti figli avesse. Tenendo sempre nel cuore quella strepitosa Ursula, che continuava a vivere perché non sapeva di essere morta.
Quella di Cent'anni, è la storia di come tutto torni all'origine. Come un cerchio che alla fine deve chiudersi per forza.
E il mio cerchio si è chiuso il giorno in cui mia mamma mi disse che l'aveva letto anche lei, quel casino di solitudine, mentre mi aspettava, con quel pancione ingombrante che le faceva da poggi libro.
Perché alla fine, ogni cerchio, si deve appunto chiudere.

E mi auguro con tutta me stessa di avere anch'io, un giorno, la forza di Vivere per raccontarla.
Questa vita magnifica.

Ciao Amico mio,
grazie per avermi fatto compagnia dall'inizio -e sicuramente- fino alla fine.

L'unica cosa che mi dispiace della mia morte, è che non potrò mai essere lì a raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)



mercoledì 16 aprile 2014

Storia di S. dagli occhi color del mare

Ho promesso a S. che avrei raccontato la sua storia.
Ci ho pensato tanto, perché il tema è spinoso e io non sono nessuno per autoproclamarmi paladina delle ingiustizie. Ma la storia di S. è comune, nella sua atrocità.
E a distanza di quasi sette anni, questa storia ho deciso di raccontarla.
Perdonami S. se non sarò perfetta. Se tralascerò delle parti. Se non sarò abbastanza lucida da ricordarmi i dettagli.

S. è una ragazza bellissima.
Ha gli occhi color del mare e la mente da farfalla.
Vola S.
Vola nei suoi sogni di ventenne che si affaccia sul mondo. Con la curiosità di chi non sa, ma vorrebbe tanto sapere.
S. la conosco all'Università, quando ancora penso di diventare una grande scrittrice.
Lei mi confida che vuole fare la maestra. Che i suoi genitori sono contrari, e lei studia per farli contenti, ma appena si sarà laureata, si ribellerà.
S. crede che ci sia un momento giusto per ribellarsi, non capendo che la ribellione avviene ogni giorno, la lotta deve essere costante, sennò è follia suicida.
Ma S. è una di quelle persone che con la tranquillità ci fanno l'amore ogni giorno.

S. nella mia mente è rimasta quella ventenne là. Non è mai cresciuta.
Ha ancora i capelli lunghi, sempre legati, quasi spaventata a lasciare libera la parte migliore di sè.
Lei, con la sua passione di prendersi cura degli altri, dimenticandosi di prendersi cura di se stessa.

S. conosce M. a mostra. Uno di quegli eventi assolutamente milanesi in cui si ha l'illusione di essere lì perché si è importanti, e non infanti capitati per caso.
M. ha dieci anni in più di lei.
E' un uomo di periferia, cresciuto nell'indifferenza e nello squallore.

S. decide di portarselo a casa, di adottarlo, come si fa con un cucciolo di cane abbandonato.
Le donne hanno questa propensione materna che le rende vulnerabili verso i danneggiati, gli irrimediabili, i dispersi. Verso tutti quegli uomini che hanno navigato in acque troppe infide per loro, marinai inesperti, che dal mare non sono riusciti a tornare salvi.
M. si è approfittato di quell'amore. Forse non è riuscito a capirlo, quell'amore.
O semplicemente non era degno, di quell'amore.
E tra un Ho sbagliato, non lo farò mai più, e un Perdonami, sono una di quelle persone che non riescono a riconoscere una cosa bella, quando ce l'hanno tra le mani, M. porta S. alla deriva.
La trascinata in quel baratro di botte e bugie, tipiche degli "uomini" indegni.
Indegni di amare, o anche semplicemente di vivere.

S. aveva gli occhi del color del mare.
S. che poi aveva gli occhi della palude. Di quella palude che ormai è stata avvelenata da un uomo vigliacco che dentro al mare ha gettato tutto lo schifo chimico possibile.

Avevo promesso a S. che avrei raccontato la sua storia.
Perché ci sono storie malate, putride, insane.
Che ti avvolgono e dalle quali non riesci a liberarti.
S. ad un certo punto aveva una missione. Sacrificare se stessa per questa persona. Per salvarla.

Io non so se S. l'abbia salvato.
Non so se M. sia vivo, anche se in cuor mio spero di no.
Non so neanche se S. sia sopravvissuta ai lividi della mente, del corpo e del cuore.

Ma io spero ogni giorno che S. abbia avuto, per una volta, il coraggio di apprendere l'amore verso se stessa, che poi è l'unico in grado di salvarla.

Io spero che S. legga questo post.
Spero che S. abbia dimenticato.
Che stia vivendo la sua, finalmente, prima giovinezza con un uomo che si stia giornalmente prendendo cura di lei.
Che abbia tanti bambini a cui insegnare che un uomo che ti mette le mani addosso è un uomo da denunciare. Da evitare. Da abbandonare.
E mai da salvare.

Ti penso, S.


venerdì 11 aprile 2014

L'Odissea dei maschi e dei primi appuntamenti.

Il primo appuntamento è un momento cruciale nella vita di una donna.
E' l'attimo in cui tutte le tue fantasie fanciullesche potrebbero finalmente prendere vita.
O quello in cui avresti voglia di rinascere finocchio dall'aspetto terrificante, dal carattere di merda, e senza genitali, per garantirti la singletudine perenne.

Piene di suspance speranzosa ci accingiamo ad andare all'appuntamento che potrebbe essere la svolta della nostra vita, e decretare il tanto atteso Happy Ending.















Vorremo tanto che lui sia:
Brillante -perchè sennò che noia-
Ben vestito -l'occhio vuole la sua parte-
Con un lavoro decente -a noi i soldi non interessano, ma se proprio proprio ce tocca scegliere preferiamo fare le vacanze alle Cayman piuttosto che a Rosolina Mare-
Intuitivo -con tutti gli sbalzi d'umore che abbiamo dalle 9 alle 23, se non è uno intuitivo, ci ammazza-
Sensibile -Se piangiamo e questo ci urla "Piagni, ecchette piagni", lo ammazziamo noi-
Dolce -perchè dopo aver fatto all'amore abbiamo bisogno di uno che ci accarezzi la schiena senza volere una fellatio in cambio-
Spontaneo -o che faccia finta di esserlo, siamo elastiche-

Ma ci siamo mai chieste cosa si aspettano i maschi dal primo appuntamento? (Si. Ok. Ma non è sempre quello che state pensando).
Mi sono ufficialmente sacrificata per la scienza.
Ho intervistato un numero considerevole di uomini ai quali ho fatto una semplice domanda: " Che aspettative hai sul primo appuntamento?".

A molti ho dovuto ripetere il quesito. Non lo capivano. 
Altri non ci avevano mai (mai!) riflettuto per cui ci hanno messo mezza giornata per darmi una risposta.
Con altri ancora è stato, se si può, ancora più difficile.
Non comprendevano lo scopo della cosa.
Anyway.

Vi scrivo parola per parola quello che mi è stato detto. (Alcuni commenti non sono stati pubblicati perché il concetto era pressoché identico ad altri).

M. 24 anni. "Vorrei che lei fosse sorridente, contenta, che si fidi di me sul dove decido di portarla. E vorrei che parlasse tanto. Alle donne piace".

V. 39 anni. "Alla fine di scopare chissenefrega. Per quello ci sono le amiche fisse. Io voglio solo una che mi faccia stare bene. Che mi faccia ridere".

M. 29 anni. "Che non rompa i cojoni".

F. 26 anni. "Se sono arrivato a chiederle di uscire, vuol dire che già sono incuriosito. Mi aspetto di trovare un essere pensante".

E. 37 anni. "Che sia simpatica. Ma soprattutto che non venga a letto con me. Perdo interesse verso le donne che si concedono subito. Voglio pensare di avere trovato una ragazza diversa dalle altre".
(Io a questo punto, di E. mi sono un po' innamorata, sappiatelo).

C. 34 anni. " Io non amo i primi appuntamenti. Le donne mi sembrano sempre che siano sul chivalà, guardinghe. Fanno finta di dire cose interessanti perché io non pensi di avere a che fare con delle mentecatte. Mi sembra tutto una finzione."

A. 23 anni. "Mi aspetto che si senta libera di parlarmi di lei, che sia se stessa, senza impalcature, o finzioni".

G. 20 anni. "Che sia carina. E che mi chieda tante cose di me. Vorrei una ragazza che si dimostri interessata. Se la tirano un casino tutte, sai?"

L. 30 anni. "Di sicuro ci sarà imbarazzo, ma si spera di risolverlo in poco tempo. Dipende da quanto ci si "conosce" pre-uscita. Se esci con una che conosci un po' (es. cena da amici la settimana prima), ti aspetti un limoncino. E se ti va di culo, un cappellotto da lei."

Amico di L. Anni: Non si sa. Ha gentilmente risposto al quesito con L., via Skype. "Non ci esci per vedere se.. Non ho mica tempo da perdere. Deve già esserci una buona probabilità. Quindi minimo bacio. E se ti va di culo, smaterassata."

P. 34 anni. "Io cerco un'emozione. Uno sguardo, una frecciatina, una mano sulla mano, all'improvviso. Qualcosa che mi dia delle sensazioni. Poi certo. Se viene a dormire da me sono felice, ma non è fondamentale".

T. 44 anni. "Non voglio rotture di cazzo, sostanzialmente. Le donne sono sempre più spaventate. Ma anche noi, sai? Uscire con una che parla di bambini, di convivenza, o di cose del genere a me mette i brividi. Voglio leggerezza. "

S. 29 anni. "Le donne vogliono troppo cose. Hanno troppe aspettative. Vorrebbero che ci dichiarassimo innamorati già la mattina dopo del primo appuntamento. Non funziona così. L'amore ha bisogno di tempo. Io personalmente voglio conoscere una ragazza che sia felice della sua vita. Che mi trasmetta entusiasmo e allegria. Il resto se deve venire, verrà".

D. 40 anni. " Ognuno gioca le sue carte. Si fa sempre finta di essere migliori di quello che si è. Io non mi aspetto niente perché so che alla fine è più vero il secondo appuntamento del primo. Diciamo che divertirmi, questo vorrei".

F. 30 anni. " Che mi stimoli intellettualmente. Di fighe in questa città (Milano n.d.r.) è pieno. Ma di ragazze sveglie e intelligenti si sente la mancanza. Sembra sempre che lavorino e vivano per comprarsi le scarpe. Mi fa schifo".

G. 40 anni. "Se un uomo invita una donna ad un appuntamento, ha sempre un fine sessuale. Diversamente se è la donna a proporre un'uscita, lo spirito cambia. Si può accettare anche per feeling, o per curiosità, o perché la ragazza è simpatica.  Anche se pensandoci bene si spera comunque sempre in un risvolto sessuale. A livello di aspettative mi piacerebbe trovare una persona coccola, allegra, e con la quale poter fare due parole in modo intelligente".
(G. ha ammazzato il mio romanticismo. Grazie G.)

MIO PADRE. 61 anni. "Le vibrazioni sono le cose più importanti. Deve essere simpatica, allegra, che non sembri una mela cotta. Però che c'entra, io ho 60 anni." "E a 30 cosa pensavi?". "Che aprisse le gambe. E con una certa fretta, chè di certo non avevo tempo da perdere". "Grazie, papi". "Figurati".

Non vorrei commentare. Lo troverei superfluo.
Però, dal mio punto di vista, alcune risposte mi hanno colpito molto. Perché sono arrivate da persone dalle quali non me le sarei ami aspettate.
E. ad esempio.
E. è un ragazzo bello. Bello nel vero senso della parola.
E. l'ho sempre visto come uno che vedeva figa da tutte le parti.
E. è un po' stronzo. Un pò sciocco. Un po' arrogante. Un po' troppo maschio dominante.
E. personalmente mi ha fatto rimanere di merda.
Ma vi garantisco che non è stato l'unico.

E qui parte il dubbio.
Non è che ci siamo create migliaia di fantasie per descrivere un uomo medio, che nella realtà è meno medio del previsto?





martedì 8 aprile 2014

Confessioni di una SocialPsycho

Facebook è un social-suicide.
Ecco l'ho detto.

E' uno strumento che si basa sulla morbosa voglia di sapere se gli altri hanno una vita più figa della tua. Il che accade, nella maggior parte dei casi.
Ma finché si tratta della compagna delle medie che non vedi da un decennio, tuttobbene.
Tua coetanea, sposata con un surfista superdotato di Oakland, ingravidata dopo 18 minuti dal primo bacio, un bambino con i ricci biondi, e come se non bastasse, questo Lui le fa pure dichiarazioni d'amore Social, ogni 5,3 minuti esatti.
Ma fottecazzo.
Siamo donne. Abbiamo superato momenti peggiori.
Ma con l'ex le cose si complicano.
Come i cerchi di grano sembrano essere creati per un allineamento casuale della Luna in Marte, io cerco informazioni dei miei ex come se non fossi ben consapevole di quello che mi aspetta.
E' finita l'era in cui pranzavo con il mio ConfiPene (amico maschio, stranamente eterosessuale, con il quale piuttosto che scoparci, va benissimo ricevere da Gesù un brufolo in fronte), a discutere di paturnie e cercare di farmi spifferare i segreti di questi uomini che si sono permessi di essere degli ex.
Ci sarà un girone infernale apposito per voi, stronzi merdosi.
Facebook ora è diventato il mio ConfiPene 2.0.

L'altra sera ero con le mie amiche, e tra un vodka-merda alla fragola, e un doppio Wisky-che-fa-fighissimo abbiamo controllato il profilo di un SocialPisello che ha incrociato anni addietro il mio cammino.
A parte che ha eliminato la pancia.
A parte che si è tolto gli occhiali.
A parte che finalmente ha un taglio di capelli che lo fa vagamente assomigliare a Robbie Williams e non più a uno dei Boyzone anni '90.
A parte tutto questo, è uguale a quando uscivamo insieme.
Se non fosse che ora, si fa accompagnare da una strappona che pesa al massimo 52 chili per 1.80 cm.
Ho avuto il sentore, per la prima volta dopo enne anni, che forse la nostra storia fosse davvero finita. Forse.


Ma questa nuova tizia sa che lui non si lavava mai i piedi prima di venire a letto?
Ha mai capito che non la lecca da combattimento?
E' consapevole dei rumori che produce il suo stomaco dopo che ha mangiato un kebab? Tutto quel casino per un singolo kebab. Roba da principianti.
Io si. La nostra era una vera intimità.
E qui, con le mie ConfiSorelle abbiamo fatto una pensata.

Che vogliamo una app.
Se ne hanno inventato una in grado di monitorare il ciclo mestruale, perché non ce ne può essere una che documenti con chi effettivamente stiamo uscendo?
Immagino di condividere la foto del tizio che mi sta scaldando il cuore, e la tecnologia mi dice se la sua faccia è già presente nel database.
In quel caso mi appariranno tutti i commenti di coloro che ci sono uscite prima di me.
"Si carino ma ha l'alito che puzza"
"Questo è un gladiatore. Se non fosse che ha le tette"
"Dico solo 4 parole. Sopracciglia-ali-di-gabbiano"
"Mi ha rapito il cane mentre ero in bagno"
"Spero che muoia di morte brutta perché ha detto che sono isterica. E non solo in pre mestru"
Robe così.
Ecco. Se sei fighissimo il web ti premierà.
E noi saremo felici che il nostro nuovo Lui abbia avuto 8 punti su 10.
Su Tripadvisor questo significa un hotel pulito, una colazione gustosa e un cambio giornaliero delle lenzuola. Per un uomo è pressochè identico. E allora ci verrà voglia di dirgli. Mo' te la do.

La tecnologia è in grado di dirmi il nome della via nella quale mi trovo, e non può aiutarmi nella scelta del partner perfetto?
Cosa pensa? Che siamo in grado di decidere da sole?
Ma siamo impazziti?

Vorrei dire agli uomini con cui sono uscita durante i lunghi anni di Università milanese che si, spio i loro profili. State sereni e fatevene una ragione che se non vi ho mandato un killer a casa finora, non lo faccio più. Manosulcuore.
E' mio diritto verificare che non vi siate brutalmente suicidati con l'acido, dopo di me.
Il fatto che io goda come un pony in fase riproduttiva della vostra ultima debacle amorosa e sull'imminente licenziamento senza TFR, è un effetto secondario. Puntoebbasta.

Si sono pazza. Ma se il web me lo permette, non ci vedo nulla di male.
E ditemi voi, SocialFemmene, non avete mai guardato il profilo del partner o di un ex?
Non siete mai state protagoniste di un SocialDramma?
Non avete mai spiato quante amicizie femminili ha aggiunto quel fatidico sabato sera in cui era a cena dai nonni?
Non avete mai sbirciato i suoi messaggi privati?
Io si. Serena, proprio.
Fatemi causa.





venerdì 4 aprile 2014

Caro bikini, sei uno stronzo.

Caro costume da bagno,
ci risiamo.
Io e te, te e io.
Una storia d'ammore demmerda.

Ti ho provato ieri. Mi sei capitato, e io ti ho provato.
Perché è primavera. Perché in effetti l'inverno quest'anno, manco a pagarlo, che si sia palesato.
Ho passato i mesi che vanno da ottobre a gennaio a non capire se mettermi a dieta o tirare fuori il piumino da sci.
Ho optato per le mezze maniche, e mi sono tenuta la fame tipicamente invernale. Niente di nuovo.

Tu, bikini, devi spiegarmi perché ogni anno rimpicciolisci.
Sono lì, che già ti guardo con diffidenza. Già preferirei indossare un burqa lungo fino al dito mignolo del piede, e invece me tocca pure scoprirmi.
Adesso spiegami perché porcavaccatirimpicciolisci. E sia chiaro, perchè ti conosco, mascherina.
Non sono io che sono ingrassata. Sei tu che sei diventato sempre più mignon, per una sorta di fenomeno alla Benjamin Button. L'anno prossimo vestirai 0-12 anni, me la sento.

E così, ogni 12 mesi avviene questa strana magia. Un po' più di chiappa fuori, ogni anno che passa. La tetta destra che scappa, ed è incontenibile. Chissà dove cazzo vorrà andare, così, da sola.
Sei talmente basso, costume da 29.90 euro, che tra poco arriverai ad altezza ginocchia, lasciandomi libera la patonza.
E soprattutto i fianchi. Sui miei fianchi, già da questo mese, posso contare tutti i Crispy McBacon mangiati sul divano, quando ancora faceva buio alle 4 del pomeriggio. Li vedo. Sono lì, che mi salutano e sembrano dirmi: "Ti ricordi di noi?".
Certo che mi ricordo. Avete dato delle soddisfazioni, ma ora dobbiamo dirci addio.
Come due amanti che si salutano da un treno in partenza. Grassi saturi, non ci vedremo per un pò.
Ma sappiate che vi ho tanto amato.


Ho capito perché si chiama prova costume.
Perché è la prova che dai a te stessa e ai testimoni, che ti sei sfondata di cibo come un orso in pre letargo.
Ora io non ho più una pancia normale. No. Ho la pancia che avrebbe mamma T-Rex in attesa di sei cuccioli.
Quindi caro costume, io e te dobbiamo trovare una soluzione.
Perché qui la situazione inizia a farsi imbarazzante.
Capisco che una donna intelligente possa evitare la spiaggia e passare 3 settimane di ferie sulle Alpi, in uno chalet isolato, vestendosi solo di pelli di lupo.
Ci sta eh. Però me pare una cagata.

Quindi ti scrivo per farti un appello.
Diventa più grande, fai sto sforzo. Ti fanno di materiali intelligenti, vedi di aggiornarti.
Io ad esempio, i costumi interi li adoro. Li trovo tremendamente sexy. Se ci fossero anche di colori che non sembrino usciti dall'armadio della mia bisnonna sarei contenta il doppio.
Amico costume. Io non chiedo tanto. Ti vorrei solo:

1. Un pelo contenitivo. Se faccio il bagno e tu mi diventi aderente e si vedono tutti i barattoli di Pringles che mi sono fatta prima di entrare in acqua, non è carino.

2. Tira su ste tette, per dio. Ormai anche Decathlon ha fatto il reggiseno che aiuta. E tu che fai?
Marcia indietro? Piantala con ste minchiate del no ferretto, no imbottitura, si oscenità a fascia. Non ho 15 anni. Mi serve un supporto nella vita, figuriamoci nelle tette.

3. Se riesci a tirarmi indietro la pancia, non c'è alcun motivo per cui tu non possa scolpirmi il culo. Vorrei un sedere da Jennifer Lopez. Ti pago anche 8 euri in più. Ma collabora, per favore.

4. Lo so. Esistono delle varianti al bikini. Sono aggiornatissima. Si chiamano qualcosa cosa tankini o fatkini. A parte che io una cosa che si chiama fatkini me la comprerò solo se vorrò tanto suicidarmi, e mi mancherà per un attimo il coraggio. Allora entrerò in un negozio il cui target sono le tedesche di 189 anni, chiederò un fatkini, andrò a casa con la mia corda grezza e la morte arriverà in breve tempo.
Ma a parte questo. Puoi fare dei modelli che abbiano in generale dei nomi accattivanti?
Tankini? E che è? Una salsa greca da mettere sul Gyros?

5. Perché della mia taglia, sei solo o nero o a pois? Che poi. Parliamo per un momento dei pois. A parte che nun se possono vedè. Ma poi, i cosiddetti pois, che sono effettivamente pois su una fanciulla normopeso, su di me si trasformano in segnali stradali. Mi manca una barra rossa diagonale e poi il divieto è assicurato. Pietà.

6. Le trasparenze. Adesso spiegami che senso balordo ha, che io esca dall'acqua e i presenti notino che no, la brasiliana non l'ho fatta manco sta estate, perché mi crea angoscia, dolore, e penso che sia inutile. Se voglio far vedere le mie grazie, vado in una spiaggia per nudisti, mi filmo e mi carico su Youporn, o condivido i miei seni su Instagram, come fanno le persone normali. La tecnologia e la natura mi offrono molti spunti per la mia vanità interiore. Tu, a questo scopo, sei inutile.
Copri e non rompere le balle.

7. Perché non mi fai un costume da donna con le sembianze di un costume maschile?
Tipo con dei pantaloncini lunghi fino al sotto ginocchia.
Già che ci siamo, evolviti in tuta da sub, e non se ne parli più.

Siccome sono molto offesa dal tuo volere essere ogni anno più piccolo, ho deciso che ti porto da Intimissimi, dove mi daranno un buono di ben 5 euri per un nuovo amico più collaborativo di te.
Inoltre ti laveranno a 200 gradi, ti tagliuzzeranno, e alla fine recicleranno solo quelle brutte spalline che hai, che non hanno sorretto manco i miei pensieri.
Così impari.
Sono vendicativa con chi mi fa sentire uno schifo.
Dovresti saperlo.
E poiché non mi hai dato un briciolo di soddisfazioni, spero che la tua fine sia lenta e dolorosa.
Tua ex amica.
Cinica, Isterica e Romantica (e forse, ma non sono sicura, ingrassata).